A cosa serve avere qualità se poi non le utilizziamo? Un antico racconto allegorico contenuto nella Bibbia cristiana può aiutarci a capire in che modo impegnarci nella vita.

«Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni. A uno diede centomila euro, a un altro quarantamila euro e a un altro ventimila euro, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì.
Subito, colui che aveva ricevuto i centomila euro andò a farli fruttare, e ne guadagnò altri centomila. Allo stesso modo, quello dei quarantamila euro ne guadagnò altri quarantamila. Ma colui che ne aveva ricevuti ventimila andò a il denaro del suo padrone sotto il materasso.
Dopo molto tempo, il padrone di quei servi ritornò a fare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto i centomila euro venne e presentò altri centomila euro, dicendo: “Padrone, tu mi affidasti centomila euro: ecco, ne ho guadagnati altri centomila”. Il suo padrone gli disse: “Molto bene, servo buono e fedele; dato che sei stato capace con poco ti metterò a gestire molto; vieni a festeggiare con me“. Poi, si presentò anche quello dei quarantamila euro e disse: “Padrone, tu mi affidasti quarantamila euro; ecco, ne ho guadagnati altri quarantamila”. Il suo padrone gli disse: “Molto bene, servo buono e fedele; dato che sei stato capace con poco ti metterò a gestire molto; vieni a festeggiare con me“.
Infine si avvicinò anche quello che aveva ricevuto solo ventimila euro, e disse: “Padrone, io sapevo che tu sei un uomo duro ed esigente, per cui ho avuto paura e sono andato a nascondere i tuoi ventimila euro sotto il materasso; eccoteli”. Il suo padrone gli rispose: “Servo malvagio e fannullone, tu sapevi che sono duro ed esigente; avresti dovuto depositare il mio denaro in banca, così al mio ritorno avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque i ventimila euro e dateli al servo che ha i centomila euro. Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”».

Rielaborazione dal Nuovo testamento, Matteo 25,14-30

La “parabola dei talenti” è famosissima. Ma, ti starai chiedendo: che fine hanno fatto i talenti? Per rendere più immediata la storiella moralistica attribuita a Gesù, ho sostituito il talento con l’equivalente approssimativo in euro.

Rileggendo la parabola in ottica psicologica, il focus del discorso non va sul numero di monete ricevute ma sull’investimento. Se pensiamo alle monete come una metafora delle nostre potenzialità (intelligenza, creatività, affetto, energia…), investire le potenzialità significa metterle a frutto.

Se non vai avanti torni indietro

Quando i propri talenti vengono messi a frutto si moltiplicano. Vi faccio alcuni esempi: le competenze sociali, cioè la capacità di intessere relazioni e di gestire i conflitti: se attiviamo relazioni, creiamo contatti, promuoviamo iniziative, monitoriamo il modo in cui comunichiamo diventeremo sempre più competenti ed efficaci nelle relazioni (moltiplicazione). Se non vai avanti però torni indietro: le amicizie che non coltiverete non rimarranno come erano tanti anni fa ma si dissolveranno nel nulla.

Le capacità cognitive come l’intelligenza, la memoria, l’attenzione se vengono allenate in qualche disciplina o hobby vi daranno una memoria migliore e un’intelligenza fluida più potente. La stessa cosa succede con il nostro fisico: se alleno i miei muscoli ho un incremento della massa muscolare, se invece resto fermo perdo anche il tono muscolare di base, fino all’atrofizzazione (chi è stato ingessato a lungo lo sa bene). Ecco perché a chiunque ha (investito) sarà dato mentre chi non ha perderà anche quello che ha.

Perché la vita è come un tapis roulant o una scala mobile: se non cammini in avanti vai indietro.

La paura è un paralizzante

La parabola mette in luce anche una verità psicologica molto importante: la paura può paralizzare la nostra vita fino a farci perdere anche ciò che abbiamo. «Ho avuto paura e allora ho sotterrato le monete in una buca».

Per paura del giudizio, ad esempio, una persona può perdere le poche relazioni che ha, invece che incrementarle. Per paura del fallimento si può perdere anche la curiosità intellettuale e l’intraprendenza. Per paura di soffrire si può rinunciare a vivere, seppellendosi in casa o sotterrandosi nel proprio letto.

Ma ne vale la pena?


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.