Dove collochi la felicità? In alto o in basso? E la tristezza? Non è necessario fare una ricerca per saperlo: nella nostra cultura ciò che sta in alto è buono, positivo, luminoso, mentre ciò che sta in basso è negativo, malvagio, oscuro. La pittura e l’architettura sono piene di questi riferimenti simbolici. Anche nella musica, le note alte mettono allegria, mentre le note basse ispirano tristezza. In tutte le religioni, gli inferi e i demoni sono sotto terra, mentre il paradiso e le divinità sono “nell’alto dei cieli”.

Il nostro linguaggio quotidiano è pieno di metafore spaziali (alto/positivo – basso/negativo): se siamo depressi “ci sentiamo giù”, abbiamo l’umore “a terra”, “sprofondiamo” nella tristezza. Se invece siamo di felici, l’umore è “alle stelle”, ci sentiamo su. Dal punto di vista della comunicazione non verbale, sappiamo tutti che il sorriso solleva gli angoli della bocca in alto e la tristezza piega le spalle e la schiena verso il basso.

Una ricerca del Max Planck Institut e della Erasmus University pubblicata su Cognition ha dimostrato che la nostra memoria autobiografica è legata alle coordinate spaziali: l’esecuzione di movimenti verso l’alto sollecita ricordi positivi, i movimenti verso il basso, invece, facilitano il ricordo di episodi negativi. Ai volontari era stato chiesto di rievocare un ricordo autobiografico mentre muovano delle biglie di vetro verso l’alto o verso il basso. Misurando i tempi di reazione alle richieste, è risultato che nel corso dell’esecuzione di movimenti verso l’alto era più rapida la rievocazione dei ricordi positivi, mentre durante l’esecuzione dei movimenti verso il basso si ricordavano più velocemente gli episodi negativi. In un secondo esperimento, veniva chiesto semplicemente di ricordare qualcosa che era accaduto quando erano alle superiori. Anche in questo caso è risultata una correlazione fra il tipo di movimento eseguito al momento della rievocazione e la sua coloritura emotiva.

Questa ricerca è un’ulteriore conferma del fatto che il nostro corpo parla, comunica in modo non verbale i nostri stati d’animo e spiega qualcosa di noi agli altri. Ma c’è di più: la psicologia dell’espressione poggia sull’assioma che agendo sul fisico possiamo modificare il nostro stato d’animo: l’aveva già scoperto Paul Ekman facendo gli esperimenti sul’espressione facciale delle emozioni: dopo aver mimato molte volte l’espressione della tristezza si ritrovò con uno stato d’animo depresso.

Fate una prova su voi stessi: se oggi volete avere ricordi felici e un umore positivo, modificate la vostra postura (busto eretto, spalle e torace aperti, sguardo in alto) e compite alcuni movimenti verso l’alto (inspirare alzando le braccia in alto, sorridere). Vedrete che vi sentirete molto meglio!


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.