(ANSA) – Gli oranghi si parlano attraverso gesti che corrispondono a specifiche richieste di comportamento nei confronti dell’interlocutore. Grazie a un lavoro pubblicato sulla rivista Animal Cognition, degli scienziati sono riusciti a decifrare il loro “alfabeto dei gesti” con cui comunicano informazioni precise, cioè ogni gesto corrisponde a un significato intenzionale cui segue una certa reazione dell’interlocutore. Lo studio è stato condotto da ricercatori in Gran Bretagna.

I risultati di questo studio non sono una novità assoluta. Ma sono interessanti perché ci ricordano che la CNV (comunicazione non verbale) è un linguaggio primitivo. La specializzazione e sofisticatezza del nostro linguaggio verbale ci fa dimenticare spesso che circa l’80% della nostra comunicazione avviene a livello non verbale.

Forma e contenuto

Quando effettuiamo delle transazioni (cioè degli scambi di comunicazione) la dimensione psicologica (come lo dico) è più determinante della dimensione sociale (ciò che dico).

Ebbene sì, nella comunicazione interpersonale la forma vale più del contenuto.

Quante volte vi è capitato di sentirvi a disagio ripetendo ad un amico una conversazione che vi ha fatto arrabbiare o vi ha ferito? Voi stessi, mentre lo raccontavate, vi rendevate conto che i fatti non giustificavano la vostra reazione. Leggendo le trascrizioni delle sedute di counselling o di psicoterapia spesso si rimane perplessi per come lo psicologo ha condotto il colloquio. Questo perché mancano il tono di voce e la mimica facciale e corporale, che invece sono determinanti per capire cosa stava effettivamente comunicando il cliente.

Il linguaggio dei gesti

La CNV e in particolare il linguaggio dei gesti caratterizza i primi 3 anni della nostra vita da bambini. Mano a mano che aumentano le competenze linguistiche e che si sviluppa il nostro cervello, accantoniamo i gesti e li sostituiamo con le parole. Ma il “linguaggio dei gesti” non ci abbandona mai. Se avete avuto modo di vedere due sordi che parlano nella LIS (linguaggio italiano dei segni) vi sarete accorti che le parole (i gesti delle dita e delle mani) sono accompagnate dalla mimica facciale. Non solo: il modo in cui vengono realizzate le figure cambia per intensità, velocità, armonia secondo lo stato d’animo.

Ogni linguaggio, insomma, ha una componente “sociale” e una “psicologica”, come ci insegnano Watzlawick e l’Ananlisi Transazionale.

È più difficile mentire con il corpo

La CNV, essendo una forma primitiva di comunicazione, rivela in modo più immediato gli stati d’animo, le emozioni e le caratteristiche personali. È una modalità di comunicazione più spontanea, meno passibile di distorsione e di controllo consapevole. In altre parole: è più difficile mentire con il corpo.

Bisogna però sempre tenere a mente che il fatto che è “primitiva” significa anche che non può esprimere in modo accurato tutte le caratteristiche della personalità. È un linguaggio che ha dei limiti. Come ho già scritto altre volte, dal modo in cui una persona sta seduta o cammina si può capire molto, ma non tutto.

Ricordo che quando frequentavo il primo anno di psicologia alcuni colleghi di università, entusiasmati dalle nuove scoperte che andavano facendo, si lanciavano in una descrizione di personalità dettagliata di qualcuno solo per il fatto che si grattava l’orecchio o teneva le gambe accavallate. Con il tempo e l’esperienza hanno capito che non si può fare una psicodiagnosi basandosi su un solo sintomo, né utilizzando un solo canale.

Il linguaggio non verbale è un ottimo strumento di conoscenza. Imparare a leggerlo negli altri e capire quali messaggi mandiamo noi con il nostro corpo è un primo passo per vivere relazioni interpersonali soddisfacenti.


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.