Una riflessione nata dal confronto con un collega:

«È bella questa cosa che gli psicoterapeuti siano gestiti sia da medici che da psicologi. Io propongo la creazione dell’Albo degli Psicoterapeuti… almeno è pure più semplice per il cliente/paziente verificare se uno è psicoterapeuta o meno. In fin dei conti Psicoterapeuta è un qualcosa per il quale non è necessario essere Psicologi e neanche Medici, cioè lo si diventa da entrambi percorsi, per cui alle fine nessuno dei due è fondamentale!»

Secondo me, l’idea di un “Albo degli psicoterapeuti” non è male ed è anche stata più volte caldeggiata da diversi organismi europei. Penso sarebbe attuabile se si istituissero percorsi formativi per psicoterapeuti, cioè una Laurea in Psicoterapia.

Negli Stati Uniti – ho letto in un articolo di Migone – anche chi fa l’assistente sociale può diventarlo. Non vedo perché non anche i pedagogisti o i sociologi… L’attuale formazione in psicoterapia in Italia è sì di 4 (a breve 5) anni, ma non sono 5 anni paragonabili a quelli universitari. Siamo proprio sicuri che 4 anni di incontri mensili o bimestrali siano sufficienti per acquisire le conoscenze e le competenze di uno psicologo?

Non a caso in tutte le scuole di psicoterapia che conosco si erogano corsi teorici e propedeutici che per uno psicologo sono superflui e ridondanti, mentre sono necessari per un medico o un odontoiatra che di psicologia, appunto, conoscono pochissimo. Magari in altre scuole si farà strettamente solo psicoterapia, ma è sintomatico che in quelle che conosco io si insegni storia della psicologia, psicopatologia generale e dell’età evolutiva etc. Tutti corsi che una regolare formazione universitaria in psicologia prevede e che impegnano per un monte ore molto più significativo. Penso che aver portato la scuola di specializzazione in psicoterapia da 4 a 5 anni dipenda in parte anche da questo.

Non so se la percepisci anche tu, ma io avverto come un’anomalia il fatto che una volta diventato psicoterapeuta, il medico è a tutti gli effetti psicologo. Leggiamo infatti cosa dice la legge 56/89:

“La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito”.

Il medico psicoterapeuta utilizza gli strumenti conoscitivi (test etc.) e di intervento (tecniche di counselling etc.) che usiamo noi. Fa prevenzione. Fa diagnosi. Fa attività di abilitazione-riabilitazione. Fa sostegno. Inoltre il medico psicoterapeuta fa ricerca e didattica (gran parte degli insegnanti in psicoterapia sono medici).

Quei pochi ambiti di cui il medico psicoterapeuta non si occupa (sempre che io sappia, ma potrei sbagliarmi) e che sono propri dello psicologo come l’ambito lavorativo e quello scolastico, vengono erosi dalle professioni “parallele” come il counselling, la pnl, il mentoring, il coaching etc.

Cosa rimane del “proprium” della psicologia? Qual è quindi il suo ambito professionale esclusivo?

Ok: coach, counselor, piennellisti etc. non possono usare i test in azienda o a scuola, se non sono psicologi. Ma a un medico psicoterapeuta che sia al contempo coach può essere impedito?
Confermo quindi l’impressione che la professione dello psicologo viene percepita (e svenduta) come una non-professione. Una cosa che può fare chiunque (“siamo tutti un po’ psicologi, no?”).

I 5+1 anni di psicologia in fondo sono inutili. Per fare psicoterapia bastano i 4-5 anni di incontri mensili o bimensili di scuola di specializzazione.

Se prima di fare psicoterapia avessi studiato archeologia o fisica nucleare sarebbe la stessa cosa. Perché il medico che ha fatto medicina sa di psicologia più o meno quanto ne sa l’archeologo o il fisico.

Un’altra anomalia che mi ha colpito è il fatto che mentre il medico psicoterapeuta poi di fatto fa tutto quello che fa lo psicologo psicoterapeuta, lo psicologo psicoterapeuta non fa niente di quello che fa il medico psicoterapeuta. Le competenze che acquisisce, cioè, rimangono nell’ambito psicologico. Non ne acquisisce alcuna di carattere medico. Mentre il medico acquisisce ipso facto quelle di ambito psicologico. Non suona un po’ strana questa situazione?

Si torna quindi al nodo centrale: qual è il “proprium” dello psicologo? Quali sono le competenze specifiche che acquisisce chi viene abilitato all’esercizio della professione di psicologo? In cosa consiste, in altre parole, la professione di psicologo?

La diatriba tra medici e psicologi (come quella interna tra fan dell’uno o dell’altro orientamento psicoterapeutico) non mi interessa affatto. Li considero comportamenti infantili. Mi interessa invece che gli psicologi pretendano una formazione seria e professionalizzante e una definizione concreta delle proprie competenze specifiche, chiedendo contemporaneamente che questo “proprium” venga difeso dall’Ordine e dallo Stato.


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.