Gli strumenti che uno psicologo utilizza per effettuare una diagnosi psicologica sono essenzialmente due:

  • il colloquio clinico
  • i test psicologici

L’intero processo è anche noto come “assessment(valutazione). Alcuni ritengono che la diagnosi psicologica possa essere realizzata anche senza somministrare test o, viceversa, utilizzando soltanto misure oggettive. Io sostengo una visione multimodale e integrata della psicologia, per cui ritengo che per una valutazione efficace si deve tener conto di tutte le dimensioni, prima fra tutte quella relazionale.


Colloquio clinico e test psicologici

  • Il colloquio clinico. Il nome potrebbe trarre in inganno: non si tratta di “fare quattro chiacchiere” con lo psicologo. Essendo uno strumento psicodiagnostico, il colloquio consiste nell’osservazione e nella raccolta di informazioni attraverso svariate tecniche verbali e non verbali che lo psicologo utilizza esplorando la narrazione del cliente. Il fulcro fondamentale è la relazione che si instaura tra l’esaminatore e l’esaminato e che mette in gioco entrambe le personalità.
  • I test psicologici. Sono forse i più conosciuti strumenti dello psicologo. I test possono essere suddivisi in diversi modi. A livello formale si distingue tra “test proiettivi” e “test strutturati”. A livello di contenuto si possono distinguere i test psicoattitudinali (detti anche test cognitivi o di livello) che valutano le capacità della persona rispetto ad una o più competenze (ad esempio l’intelligenza, i valori lavorativi etc.) e i “test di personalità”, che indagano le caratteristiche personali in modo globale. Il termine “test” contiene in sé le più diverse tecniche: dall’uso di macchie di inchiostro (reattivo di Rorshach) al completamento di storie (favole della Düss, TAT, CAT…), dall’analisi del movimento grafico (test della grafia, disegno della persona, test dell’albero…) ai role paying e ai questionari autosomministrati (MMPI, ACL…).

Per una lista dei test che utilizzo nel mio lavoro clinico, vedi Tecniche psicodiagnostiche.

Come mai tanta varietà di tecniche?

Nell’articolo sulla convergenza degli indici ho scritto: 

“Già Gordon Allport sottolineava che per fare una diagnosi di personalità occorre utilizzare numerosi indizi. Usare un solo indizio è sciocco e pericoloso. L’unico modo per ottenere informazioni sulla persona è far convergere numerosi indizi attraverso molteplici strumenti di osservazione (test, questionari, osservazione clinica…): se un aspetto viene confermato dalla maggior parte degli strumenti allora si ha una relativa certezza che quell’aspetto sia effettivamente presente”.

La molteplicità di tecniche serve quindi per raccogliere più dati possibili. Non ci si può però illudere che basta somministrare tanti test per fare una buona psicodiagnosi. Un buon colloquio clinico e 2-3 test in genere sono sufficienti. La scelta del tipo di tecnica da utilizzare è dettata innanzitutto dalla pertinenza (alcuni test sono specifici, ad esempio, per determinare il livello d’ansia o l’alessitimia) e poi, ovviamente, dal repertorio di tecniche che lo psicologo conosce.

Quanto dura e come si svolge la psicodiagnosi?

Solitamente, l’intero processo psicodiagnostico si svolge in 3-4 incontri. Al termine di questo percorso, lo psicologo comunica al cliente i risultati della psicodiagnosi (“restituzione”) e, secondo le necessità, gli propone un percorso di analisi esistenziale, counselling psicologico o psicoterapia (“presa in carico”) o gli indica altri colleghi o altre strutture più appropriate (“invio”).


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.