Nel primo articolo sulla psicologia dello sviluppo sessuale e affettivo abbiamo detto che che la sessualità è costituita da 5 componenti: il sesso biologico, l’identità di genere, il ruolo di genere, l’orientamento sessuale e il comportamento sessuale. In questo articolo approfondiremo il “ruolo di genere” e “l’orientamento sessuale”.

Dopo la nascita i fattori genetici diventano sempre più marginali per lo sviluppo dell’identità sessuale, e l’aspetto socioculturale assume sempre più importanza.

Teniamo conto, comunque, che le 5 dimensioni della sessualità non sono degli stadi di sviluppo rigidi e sequenziali.
Lo stesso sesso biologico, come abbiamo visto, si conclude con il secondo picco ormonale dell’adolescenza. E se ci riflettiamo attentamente, anche l’identità di genere e il ruolo di genere non iniziano dopo la nascita ma addirittura prima che noi nasciamo! Non siamo noi a stabilire, infatti, che la Barbie, le Winx e il Dolceforno sono giocattoli per “femminucce” mentre i Gormiti, Big Jim e il camion dei pompieri sono per “maschietti”, né che il rosa e il cucito sono da femmine mentre l’azzurro e la boxe sono da maschi. Noi adulti diamo questa dicotomizzazione del mondo per scontata, ma per un bambino non è facile capire che un colore può essere “maschio” o “femmina”.

Il ruolo di genere

Il ruolo di genere è l’insieme delle caratteristiche socialmente apprese che definiscono quali comportamenti sono pertinenti all’uno o all’altro sesso. La formazione del ruolo di genere avviene generalmente tra i 3 e i 7 anni. C’è da dire però che, in quanto prodotto culturale, il ruolo di genere preesiste l’individuo e lo coinvolge in realtà fin dallo stadio prenatale: la scelta del nome, i vestitini, i colori della stanza, il tipo di giocattoli… I criteri di appropriatezza, ovviamente, si presentano in modo diverso da cultura a cultura: ciò che è “maschile” per un italiano o un europeo, non lo è per un indiano un aborigeno, ad esempio.

Se nell’identità di genere la domanda a cui doveva rispondere il bambino era: “Io sono maschio o femmina?”, in questa fase il bambino si chiede: “Cosa devo fare per essere un maschio o una femmina?”. Imparerà presto che ci sono cose da “maschietto” e cose da “femminuccia”. I giochi, ad esempio, vengono distinti in base al genere: quelli più riflessivi e intimistici appartengono alle bambine, quelli agitati e rumorosi ai bambini. In parte questo è dovuto anche alla diversa concentrazione di testosterone che fa sì che i maschi abbiano una dose maggiore di aggressività. Ma per un bambino un gioco è un gioco. Se una cosa lo diverte la fa. Non ci si deve preoccupare quindi se un maschietto giocare con le bambole. Se i genitori hanno una visione rigidamente stereotipica dei due interpreteremo questi atteggiamenti come un allarme. E va a finire che portano un bambino di 7 anni dallo psicologo per “curarlo”. Se i genitori sono rigidi, il problema non è del bambino, ma dei genitori. Dallo psicologo sarebbe meglio che ci andassero loro per imparare ad essere più flessibili.

Il sesso, in sintesi, è fatto anche da come ci adeguiamo agli standard culturalmente trasmessi e alle attese da parte della società, e questo, ovviamente, è un aspetto che non decidiamo una volta per sempre ma con il quale continuiamo a confrontarci per tutta la vita: pensiamo ad esempio al fatto che fino a 10 anni fa portare una borsa, depilarsi o ritoccare le sopracciglia erano considerate cose da femmina e fortemente riprovate dalla società.

L’orientamento sessuale

L’orientamento sessuale consiste nell’attrazione sentimentale, affettiva ed erotica. L’eterosessualità, l’omosessualità e la bisessualità vengono definite in questa fase. Abitualmente siamo portati a pensare in modo binario:o sei etero o sei gay. In realtà, l’orientamento sessuale è un concetto fluido. Tale preferenza si inizia a formare al termine della pubertà, quando si entra nell’adolescenza. Ciò è dovuto principalmente alla maturazione degli organi sessuali e delle strutture cerebrali (il cervello infatti finisce di maturare intorno ai 18-20 anni). Il bambino in questa fase fonde l’esperienza di piacere precedentemente sperimentata nella masturbazione e nell’autoesprolazione in un rapporto interpersonale.

È bene sottolineare 2 aspetti importanti: innanzitutto l’orientamento sessuale non riguarda solo le fantasie erotiche ma anche l’attrazione sentimentale ed affettiva. È il periodo della “cotta”, degli innamoramenti segreti del professore o della compagna di banco. Amori del tutto platonici e manifestati solo al diario o all’amica del cuore. Inoltre non va confusa l’identità di genere con l’orientamento sessuale: essere attratti da persone del proprio sesso non significa avere una “disforia di genere”, cioè sentirsi donne nel corpo di uomo o viceversa; sono due dimensioni distinte.

Nella fase adolescenziale è del tutto naturale vivere dei periodi di instabilità e di incertezza riguardo a ciò che ci attrae. Fa parte dell’assestamento della propria sessualità in una fase di ristrutturazione globale della propria identità, tipica dell’adolescenza. Se vostro figlio vi confessa che prova attrazione verso i maschi, quindi, non allarmatevi e non catastrofizzate (in ogni caso non si tratterebbe di una “malattia”) ma sostenetelo nella costruzione di sé e nella progressiva emancipazione dalla dipendenza genitoriale. Tenete presente, inoltre, che in alcuni casi il ragazzo/la ragazza può essere portato ad un interesse verso persone del sesso opposto dalle circostanze: una profonda ammirazione per il padre/la madre o altre figure di riferimento, o al contrario una profonda delusione verso essi può esprimersi con una “falsa omosessualità”. Normalmente l’orientamento sessuale si stabilizza con il termine dell’adolescenza, ma sono segnali che non vanno trascurati.

Poiché comprende sia l’affettività che l’erotismo, la dimensione dell’orientamento sessuale si presta più delle altre ad uno scollamento fra le diverse componenti della sessualità. Generalmente, infatti, l’attrazione fisica e quella sentimentale concordano verso lo stesso oggetto, ma non mancano casi in cui l’aspetto romantico e quello erotico possano divergere. Ad esempio, un maschio potrebbe essere attratto fisicamente dalle donne ma sentirsi sentimentalmente coinvolto dagli uomini. O, al contrario, potrebbe provare attrazione erotica verso gli uomini ed affettiva verso le donne. C’è anche il caso (tutt’altro che infrequente) dei “bisessuali”, i quali sono attratti sia eroticamente che affettivamente da entrambi.

In conclusione, dobbiamo pensare all’orientamento sessuale come una realtà fluida. La sessualità è una delle componenti centrali della nostra identità e l’identità personale – lo sperimentiamo tutti – viene rinegoziata continuamente lungo l’arco della vita. Per comprendere cosa significa diventare “maschi” o “femmine” non si possono utilizzare etichette troppo rigide. Perché le banalizzazioni sono il primo gradino per l’ottusità, le discriminazioni e l’intolleranza.


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.