Esistono prove scientifiche per sostenere la grafologia o la grafologia va considerata un simpatico passatempo da salotto televisivo? Continuiamo il confronto iniziato con l’articolo “Handwriting is brainwriting?“. 

2. La scrittura è un comportamento e può quindi essere un campione rappresentativo di altri comportamenti. Questo presupposto è lo stesso che è alla base di tutti i test di personalità. 

In realtà, l’argomentazione di Francesco Rende non è del tutto esatta. I test di personalità si basano sull’assunto che il comportamento attuato durante la prova sia rappresentativo del costrutto che il test vuole indagare e non di tutte le caratteristiche della persona (nell’articolo non c’è scritto questo, ma prendo lo spunto per precisarlo).

In altre parole, un test che indaga il costrutto dell’Alessitimia non può essere utilizzato per valutare l’intelligenza, il Rorschach non dice nulla sugli Stati dell’Io o sul modello di attaccamento, né il Big Five ci dice nulla sul comportamento sessuale.

La parte per il tutto

La grafologia, invece, dall’analisi dello scritto vorrebbe dedurre praticamente tutto: la qualità e quantità dell’intelligenza, il comportamento relazionale, il tipo di ideazione, l’emotività, le capacità verbali e di problem solving etc. Addirittura, la grafologia morettiana dagli stessi segni afferma di poter individuare il colore dei capelli, l’altezza, la forma del cranio e del bacino, il taglio degli occhi e tutte le altre caratteristiche fisiche!

Moretti G. (1960). Grafologia somatica. Il corpo umano dalla scrittura. Padova, EMP 2003
Giordano C. (2008), I nodi teorici della grafologia somatica, “Scrittura”, 145: 11-19.

Già Gordon Allport si era interrogato riguardo alla corrispondenza di diversi tipi di comportamento ed aveva concluso che «per una data persona le strutture espressive sono altamente coerenti nel tempo«, ma che da un solo aspetto del comportamento non si possono dedurre tutti gli altri. Una caratteristica non è mai una copia di un’altra. Se così fosse potremmo fare la diagnosi della personalità in base a una caratteristica qualsiasi: alla calligrafia o agli occhi, alle mani o alle altre membra. Allo stato attuale delle cose, tuttavia, non possiamo farlo con sicurezza.

«Assumiamo che una persona che risponde in un certo modo ad un test sia la stessa che poi “agisce nel mondo” e che il modo in cui risponde sia in qualche relazione con il modo in cui agisce in altri contesti. Se scrivete lentamente dubito che pensiate o agiate velocemente. Se scrivete con cura, dubito che facciate tutto il resto in modo sciatto e trasandato. È possibile certo, ma poco probabile».

Gordon Allport, Psicologia della personalità, 1969: 402-404

Riprendendo l’esempio, se una persona cammina velocemente non è affatto detto che faccia anche connessioni logiche veloci; se scrive con cura non è detto che porti avanti il proprio lavoro in modo accurato o che abbia la stanza ordinata.

Osservando le grafie di numerosi pazienti psicotici posso affermare che, ad esempio, al pensiero caotico e ai deragliamenti tipici della schizofrenia non corrisponde necessariamente una grafia Oscura o Confusa.

La coerenza tra aspetti grafici non significa coerenza tra tutti gli aspetti individuali

Il punto fondamentale, tuttavia, è che la coerenza è stata dimostrata tra i diversi comportamenti espressivi e non tra questi e tutte le altre funzioni psicologiche (memoria, linguaggio, attenzione, metacognizione…).

Ciò significa che da un comportamento espressivo, grazie alla coerenza, posso determinare altri comportamenti espressivi, ma non sono autorizzato a dedurre anche l’intelligenza, l’emotività, il tipo di euristiche, la prosocialità, i meccanismi di difesa etc. Cosa che invece i grafologi fanno regolarmente.

Siccome ritengo questo punto fondamentale, spiegherò con un esempio ciò che intendo dire: tutti noi sappiamo che le nostre membra sono proporzionate. Gli archeologi e la polizia scientifica possono ricostruire un corpo a partire da un fermore o dalla dentatura. In base alle regole antropometriche, se ho un braccio posso dedurre com’è fatto tutto il resto del corpo, se è alto, muscoloso, sovrappeso etc. Da una parte posso dedurre il tutto, esattamente come la grafologia da un comportamento espressivo (la scrittura) può dedurre gli altri comportamenti espressivi. Dalla forma del cranio di una persona, però, o dalla statura non posso dire nulla della sua intelligenza o del modo in cui gestisce le emozioni.

Grafologia e fisiognomica

Tutti voi ricorderete Cesare Lombroso e le sue teorie fisiognomiche sull’antropologia criminale (non a caso scrisse anche un manuale di grafologia nel 1895, di cui è in commercio la ristampa anastatica).

Moretti scrive esplicitamente che la sua grafologia deduce il carattere dalla morfologia e dall’espressione somatica. Ciò, secondo me, dovrebbe quantomeno rendere prudente l’adesione entusiastica al suo metodo grafologico. È emblematico che la grafologia somatica e la psicopatologia grafologica nonostante fossero considerate da Moretti il “fiore all’occhiello” del metodo grafologico italiano sono state immediatamente accantonate per dedicarsi solo a quegli ambiti in cui i responsi grafologici non fossero facilmente verificabili e sfruttassero i bias cognitivi come l’effetto Barnum, l’effetto alone etc.

Molti libri e molti siti promuovono la grafologia affermando che è l’unico metodo attraverso il quale si possono dedurre tutte le caratteristiche della personalità.

Come? Concatenando le deduzioni: se ha una grafia Chiara allora chi scrive ha un pensiero chiaro, è chiaro nelle relazioni, parla in modo chiaro etc.

Peccato che in una rassegna sugli studi di validazione della grafologia, Oskar Lockowandte afferma che la grafologia non è neppure in grado di discriminare tra soggetti psicotici e soggetti sani. I grafologi, cioè, non sono in grado di distinguere le grafie di soggetti schizofrenici, depressi, affetti da Disturbo ossessivo-compulsivo, Disturbi post-traumatici etc. I

In conclusione

Sono convinto che il comportamento grafico (cioè il modo in cui scriviamo) ha delle corrispondenze con alcuni tratti del carattere. Ma la grafologia non ha ancora individuato le correlazioni tra specifiche sindromi grafiche (“combinazioni”) e specifiche modalità comportamentali. Ancora una volta, queste corrispondenze non possono essere dichiarate sulla base di un principio di autorità  o su basi esclusivamente deduttive ma vanno dimostrate attraverso studi scientifici.


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.