In questi giorni si parla molto dell’abolizione degli Ordini Professionali. È meglio lasciare le cose come stanno o cancellarli? Vanno sostituiti o riformati? E soprattutto: se venisse abolita l’attuale struttura ordinistica, cosa succederebbe? Quali conseguenze dovremmo aspettarci?

Una paziente inizia il colloquio dicendo che “questa settimana mio marito mi ha trascurata” e questo l’ha fatta sentire rifiutata e poco importante. Se lo psicologo concentrasse la sua attenzione sul sentimento di rifiuto e iniziasse a lavorare sulla scarsa autostima o su tematiche abbandoniche farebbe un errore.

Esplorare i costrutti dei nostri pazienti è fondamentale, in questo caso, quindi, dobbiamo prima comprendere cosa intenda la cliente quando dice di essere “trascurata” per decidere come impostare il nostro intervento. Per una paziente, ad esempio, essere trascurata può significare che il marito non le porta ogni giorno una rosa o non le invia un sms ogni 20 minuti. Un’altra, invece, potrebbe sentirsi trascurata quando il marito sta fuori casa per 5 giorni senza dirle dove va o quando non fanno sesso per mesi…

Cosa c’entra questa “vignetta clinica” con l’abolizione degli Ordini Professionali? Ho voluto iniziare in questo modo perché leggendo i dibattiti (pochi, in realtà) presenti nei blog, nei siti e nei forum e ascoltando le discussioni tra colleghi ho l’impressione che gli psicologi si schierino pro o contro l’abolizione in modo emotivo (“di pancia”), senza esplorare adeguatamente ciò di cui si sta parlando.

Abolizione o riforma?

Mettiamo subito in chiaro che né nella celebre lettera di Draghi e Trichet, né nella cosiddetta Manovra di Ferragosto, né nel maxiemendamento alla Legge di stabilità, né nella Legge di Stabilità 2012 si parla di abolizione. Viene ribadito (in base all’articolo 3 del d.l. 138/2011 il comma 5 bis) che gli Ordini professionali dovranno essere riformati con un DPR entro 12 mesi, cioè entro il 13 agosto del 2012. I termini usati sono liberalizzazione e riforma. Litigare quindi su “abolizione sì – abolizione no” è tempo perso. 

La domanda centrale di tutto questo dibattito quindi non è “È meglio abolire o mantenere gli Ordini?“, ma “Che cosa verrà riformato concretamente?”.

Mai più Esami di Stato

Molti studenti di psicologia, leggendo che la Manovra prevede “accesso libero alla professione”, si sono subito rallegrati cantando il De profundis agli EdS.

Mi spiace deludervi, ragazzi, ma gli Esami di Stato sono contenuti nella Costituzione (“È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale” – articolo 33, quinto comma) per cui non basterebbe un decreto per abolirli, è necessaria una legge costituzionale.

Mesi fa era stato presentato al Senato un disegno di legge costituzionale per l’abolizione degli Ordini, ma il libero accesso di cui parla la Manovra riguarda le limitazioni numeriche, che sono consentite solo per ragioni di interesse pubblico. Vedremo nei prossimi mesi come verrà interpretato “l’interesse pubblico”.

Per capire di cosa stiamo parlando, diamo un’occhiata alle statistiche del Ministero dell’Università: secondo le ultime rilevazioni, superano l’Eds il 100% degli odontoiatri, il 99% dei veterinari, il 98% dei Medici chirurghi, il 96% dei Farmacisti, il 92% dei Biologi, l’89% degli Ingegneri e dei Chimici, il 77% degli Assistenti sociali.

Solo la metà degli Architetti (47%) e dei Geologi (51%) passa l’EdS. Ultime ruote del carro gli Avvocati (35%) e i Notai (7%).

Gli Psicologi che superano l’EdS sono l’83%, si piazzano in una buona posizione. Solo un paio di persone su 10 non lo superano.

Per noi quindi non c’è un problema di accesso alla professione, quindi. Per avere un quadro completo, considerate anche che gli psicologi in Italia sono circa 71.000, cioè 1/3 degli psicologi presenti in Europa.
Il problema, secondo me, non è che non c’è libero accesso alla professione di psicologo, ma che l’iter professionale è poco selettivo.

ECM, assicurazione e deontologia 

Viene introdotto l’obbligo di formazione continua per i professionisti (gli ECM obbligatori), l’obbligatorietà dell’assicurazione professionale e il tirocinio retribuito, di durata non superiore a tre anni, da potersi svolgere anche durante il corso di laurea.

Viene anche richiesta l’istituzione di organi disciplinari a livello territoriale in cui chi giudica sia diverso da chi ha cariche nell’Ordine. Secondo me sarebbe più corretto che a giudicare l’operato dello psicologo sia la magistratura e non gli stessi colleghi che avrebbero in questo caso un palese conflitto di interessi.

Libera pubblicità in libera professione 

Nella Legge si parla anche della “pubblicità informativa libera su attività professionale, specializzazioni e titoli posseduti, struttura dello studio e compensi delle prestazioni”. Questo significa che d’ora in poi gli psicologi potranno spacciarsi come santoni e guaritori promettendo di tutto pur di accaparrarsi clienti? Molti psicologi temono il far west.

Ma dimenticano che la Legge obbliga chiunque faccia pubblicità a fornire informazioni trasparenti, veritiere, corrette che non siano equivoche, ingannevoli, denigratorie. Insomma, la pubblicità ingannevole è già perseguita penalmente, si tratta solo di permettere di pubblicizzarsi nei modi che si ritengono più efficaci, senza “lacci e lacciuoli” burocratici.

Tariffario addio

La riforma che ha sollevato più discussioni sui giornali è stata – come era facile aspettarsi – quella che riguarda la definizione del compenso spettante al professionista. Molti hanno scritto: “Addio tariffe minime”. Ma le tariffe minime erano già state abolite nel 2006 dal decreto Bersani! Cosa cambia allora?

  • viene introdotto l’obbligo della pattuizione per iscritto del compenso all’atto del conferimento dell’incarico;
  • l’obbligo di rendere noto al cliente il livello di complessità dell’incarico e di fornire tutte le informazioni circa i possibili oneri che nel corso della prestazione professionale potrebbero insorgere.

Se uno psicologo decide di farsi pagare 10€ per una seduta danneggia sé stesso: considerando l’affitto dello studio, le spese per la gestione ordinaria (biglietti da visita, brochures, utenze…) e soprattutto le tasse che portano via oltre il 40% del compenso, si ritroverebbe a lavorare per pochi spiccioli e quindi ad essere sottopagato e andare in perdita. Ma può essere un danno calcolato, una strategia per promuovere la propria attività e crearsi un bacino d’utenza. Non credo che questa possibilità verrà abusata, insomma. Credo poi che sia giusto formalizzare in modo chiaro il contratto con il cliente/paziente. Già il nostro Codice Deontologico richiede che venga chiarito dalla prima seduta il compenso, ma molti psicologi sembrano dimenticarsene, quindi ben venga un “sollecito” legislativo.

Le Società tra professionisti

La Legge 1815/1939 aveva istituito le Associazioni di professionisti. La Legge di stabilità 2012 abroga quella legge e introduce le Società tra professionisti. Qual è la differenza? Che queste possono essere costituite da professionisti (iscritti ad un Ordine) e non professionisti.

Quindi si potranno avere Società in cui ci sono psicologi, falegnami, fisioterapisti e muratori. Senza limitazioni di partecipazione minoritaria e di partecipazione alle attività riservate e agli organi di amministrazione della società.

In conclusione

L’abolizione dell’Ordine non è neppure in discussione, ripeto. Io credo però che sarebbe più corretto che la legge rendesse obbligatoria l’iscrizione ad un Ordine o Asssociazione e non l’iscrizione all’unico Ordine esistente.

In altre parole, andrebbero istituite diverse Associazioni Professionali (o Ordini, Gilde, Federazioni… chiamateli come preferite, stat rosa pristina nomine). Ciò favorirebbe una maggiore concorrenza: il monopolio non porta mai a prestazioni ottimali. La concorrenza obbligherebbe invece ciascuna Associazione a fare del proprio meglio per avere un maggior numero di iscritti: chi non tutelasse la professione, non facesse nulla per promuoverla e non adottasse alti standard di qualità avrebbe meno successo. Un po’ come accade con le Scuole di Specializzazione.

Chiaramente, lo Stato dovrebbe comunque vigilare affinché queste Associazioni non vadano al di sotto di determinati requisiti. L’Ordine Nazionale potrebbe continuare ad esistere con questa funzione. Lo stesso discorso andrebbe fatto per l’ENPAP e la previdenza, e ci sarebbe da dire molto anche sugli Esami di Stato e le Scuole di Specializzazione in psicoterapia, ma questi argomenti ci porterebbero troppo lontano.

Spero che questo articolo vi sia stato utile per fare un po’ di chiarezza riguardo al destino dell’Ordine degli Psicologi. Così, se dobbiamo discutere di ciò che ci piace e ciò che non ci piace di questa Manovra, almeno parliamo di ciò che c’è e non di ciò che temiamo/speriamo che ci sia o, peggio, di ciò che non c’è.

Voi che opinione vi siete fatti al riguardo?


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.