L’approccio di Arnold Lazarus postula che ogni persona si relaziona all’ambiente attraverso sette modalità:

  1. comportamento (B)
  2. affettività (A)
  3. sensazioni (S)
  4. immaginazione (I)
  5. cognizione (C)
  6. relazioni interpersonali (I)
  7. dimensione somatica (D)

da cui deriva il noto acronimo BASIC ID.

Terapia Breve Completa

La psicoterapia multimodale è conosciuta anche come “Terapia breve e completa”. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, però, la brevità dell’intervento non significa superficialità né si può valutare in base al numero di sedute. “Breve” significa che lo psicologo non si concede il lusso di perdere tempo, di divagare o di lasciare tempi morti. Si tratta, insomma, di essere intenzionali (secondo la definizione azzeccatissima degli Ivey), cioè essere consapevoli di cosa si fa durante la seduta, come lo si fa e quale risultato ci si attende.

Lazarus afferma che una terapia breve e completa è possibile solo a condizione che venga effettuata una diagnosi approfondita: «Un’accurata valutazione (diagnosi) è garantita da un accertamento sistematico di ciascuna modalità e delle sue interazioni con ognuna delle altre» (Lazarus, 2003, 21). Il BASIC ID è solo una traccia operativa, uno “stratagemma mnemonico” che il clinico utilizza per non trascurare alcuna dimensione.

Psicodiagnosi Multimodale

Le sette modalità del BASIC ID nella vita reale del paziente si manifestano in modo dinamico e interattivo. Per ottenere un quadro completo ed efficace dei problemi del paziente, tuttavia, è necessario che nella fase di esplorazione e raccolta dei dati (psicodiagnostica) vengano distinte le «apparentemente separate dimensioni del BASIC ID», senza mai scordare che nell’esperienza del cliente tali dimensioni sono «un processo vitale continuo, ricorrente, dai molti livelli» (Lazarus, 2003, 21).

Gli strumenti specifici della psicodiagnosi multimodale sono: l’Intervista, il Multimodal Life History Inventory (questionario multimodale sulla storia di vita), i Profili di Modalità, i Profili Strutturali e il Tracking.

Lo psicologo deve valutare attentamente il comportamento del paziente in ciascuna delle sette dimensioni del BASIC ID, facendo emergere lo schema ABC relativo al disturbo del cliente (quali erano i disturbi denunciati e quali gli eventi che sembrano averli scatenati? Quali sembrano i fattori significativi antecedenti? Chi o che cosa sembrava mantenere i comportamenti inadattivi del cliente?).

I questionari ideati da Lazarus non sono dei test di livello, non valutano cioè la prestazione del cliente in base alla prestazione media di un campione, ma servono ad ottenere le informazioni necessarie all’intervento. In altre parole, sono un mezzo per velocizzare la fase di assessment. Durante i colloqui, sono fondamentali:

1. l’osservazione del comportamento non verbale e dei “linguaggi espressivi” del cliente (come appariva il cliente per quanto riguarda le caratteristiche fisiche, l’aspetto, il modo di parlare e l’atteggiamento? C’era qualche segno di “psicosi” – per esempio, disturbi del pensiero, illusioni, disturbi emotivi, comportamenti bizzarri o inappropriati? Vi erano segni di auto-compatimento, depressione o tendenze suicide od omicide?);

2. l’analisi della relazione tra paziente e terapeuta, che serve non solo per individuare i bisogni e il funzionamento interpersonale del cliente, ma anche per poter stilare il contratto in funzione del piano di intervento terapeutico (che cosa è abbastanza evidente che il cliente desidera raggiungere al termine della terapia? Perché il cliente cerca la terapia in questo particolare momento? Sembrava possibile stabilire una relazione reciprocamente soddisfacente, oppure è meglio inviare il cliente a qualche altro professionista?) (Lazarus, 2003, 25-26).

L’importanza delle risorse del paziente

È importante, in questa fase, non limitare la psicodiagnosi alle sole aree disfunzionali ma individuare le risorse e i comportamenti adattivi che hanno permesso al paziente di risolvere i problemi in varie sfere della vita (quali sono i punti di forza e quali le qualità positive del cliente? Vi erano indicazioni o controindicazioni particolari per l’utilizzo di specifici stili o tipi di terapia – per esempio, essere caldi, freddi, formali, informali, supportivi, confortativi, duri o duttili? Sembrava esserci, nel cliente, un terreno fertile per il cambiamento?).

In conclusione, l’approccio multimodale va considerato uno schema di riferimento che sollecita il clinico a non trascurare alcuna modalità e ad intervenire sulla persona nella sua interezza, senza selezionare indebitamente una modalità a scapito delle altre e ritagliando (tailoring) l’intervento sul profilo specifico del paziente. L’utilizzo di strumenti clinici semplici ed originali (intervista, osservazione clinica, questionari…) fa sì che la fase dell’esplorazione sia già orientata in modo pragmatico verso la psicoterapia e permette allo psicologo di valorizzare le risorse del paziente.


Lazarus A. (2003). Terapia breve e completa. L’approccio multimodale. Roma, LAS

Lazarus A. (1989). La terapia multimodale. Una terapia sistematica, articolata ed efficace, Roma, Astrolabio

Allen E. Ivey A. E. & Ivey Bradford M. (2004). Il colloquio intenzionale e il counselling. Roma, LAS


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.