Come tutte le favole e i miti, anche Biancaneve può essere letta a più livelli. Il primo livello è senza alcun dubbio l’invidia generazionale. La matrigna di Biancaneve è palesemente invidiosa della bellezza della figlia e nella favola viene detto in modo esplicito che la vuole morta perché non vuole avere concorrenza.

A livello intrapsichico, il bambino leggendo la favola può dare voce alla paura di essere una minaccia, di aver “guastato” la vita di coppia dei genitori, e che i genitori si vendichino uccidendolo.

I genitori invidiosi dei figli

Ecco perché in Biancaneve, come in molte altre favole, la madre viene sostituita dalla matrigna: causerebbe troppa ansia attribuire quei sentimenti distruttivi alla madre, anche se è solo una madre “delle favole”.

Gli adulti, soprattutto se sono genitori, tentano in tutti i modi negare a sé stessi che la favola di Biancaneve ha ragione: i genitori in qualche misura provano davvero invidia dei propri figli. I padri, ad esempio, sentono che l’affetto che la moglie dà al bambino sia in qualche modo “sottratto” a loro. Le madri percepiscono la figlia come una concorrente nella seduzione e nella conquista del partner. Sono sentimenti che rarissimamente gli adulti riconoscono e che emergono solo durante un percorso psicologico (e di solito solo dopo diversi mesi).

Crescendo, i genitori tendono a far pesare al figlio che “ai loro tempi” non hanno avuto certe comodità e libertà che loro hanno. Si tratta di una manifestazione implicita di invidia. Ma è soprattutto quando i figli diventano adolescenti che i genitori mostrano in modo più chiaro l’invidia.

La favola di Biancaneve, infatti, parla in modo specifico del periodo adolescenziale: ci dice che la matrigna non è stata invidiosa fino al momento in cui Biancaneve non è arrivata all’età “da marito”. È dal momento in cui Biancaneve diventa adolescente che lo specchio inizia a dire alla regina “la più bella qui sei tu, ma Biancaneve lo è molto di più”.

E cosa succede nella vita reale in una famiglia quando i figli diventano adolescenti? 

In questa fase del ciclo di vita familiare si creano vere e proprie rivalità in cui il padre, ad esempio, cerca di dimostrare di essere migliore, si iscrive in palestra per diventare più muscoloso, inizia a fare il “farfallone” per dimostrare di essere più bravo con le donne, fa pesare il proprio successo lavorativo, la propria cultura etc.

Spesso le madri iniziano a vestirsi da “ragazzine”, ad imitare lo stile della figlia (tatuaggi, piercing, gruppi musicali…), ricorrono alla medicina estetica per sembrare sempre più giovani, flirtano con gli amici e i fidanzati delle figlie etc.

Teniamo anche conto che generalmente l’adolescenza dei figli coincide con la “crisi di mezza età” dei genitori (40-50 anni) per cui si tratta anche di un tentativo per tamponare l’angoscia dell’invecchiamento e per ritardare il momento del passaggio alla maturità.

Una favola adolescenziale

A ulteriore conferma che Biancaneve è una “favola adolescenziale” basta far caso alle relazioni familiari: i genitori sono o completamente assenti (il padre) o persecutori (la matrigna). L’affetto incondizionato è solo un ricordo del passato (la mamma morta), una specie di “età dell’oro” ormai perduta. Proprio come nell’adolescenza reale, assume un’importanza centrale il gruppo dei pari (i nani) gli amici e i compagni di scuola vengono visti come modelli da seguire, sostitutivi dei genitori, ma allo stesso tempo vengono percepiti come persone che stanno stesso livello – proprio come i nani, che sono adulti, ma allo stesso tempo “bambini”.

Ed è infatti proprio nella casetta dei nani che vediamo l’unica transazione adulta nella quale Biancaneve viene formata alla responsabilità: mentre la madre la odia per la sua bellezza (di cui non ha colpa) e il cacciatore la risparmia per la sua bellezza (di cui non ha merito), i nani propongono una transazione:

Se vuoi curare la nostra casa, cucinare, fare i letti, lavare, cucire e far la calza, e tener tutto in ordine e ben pulito, puoi rimanere con noi, e non ti mancherà nulla.

Il gruppo dei pari insegna a Biancaneve che nel mondo adulto le relazioni non si fondano più solo sul ricevere. E infondono nel bambino la fiducia che se farà la propria parte gli verrà riconosciuta e potrà raccogliere i frutti del proprio impegno.

Non crediate che il bambino rimanga sorpreso o esterrefatto a causa dell’invidia genitoriale o della persecuzione adulta. Il bambino sa già in cuor suo che le cose stanno così. Ma è contento di leggere che queste paure non le ha solo lui e che alla fine, anche se il genitore è molto più grande e potente, lui non soccomberà.

Com’è noto, infatti, alla fine della storia la matrigna verrà costretta a ballare nelle scarpette di ferro rovente “finché cadde a terra morta” e lei, Biancaneve, prederà il suo posto sposando il principe e diventando regina.

In termini spiccioli, il messaggio che il bambino riceve da questa favola in questo primo livello di comprensione è:

Sarà dura, piccolo, ma ne uscirai vivo.

Nei prossimi articoli approfondiremo gli altri due livelli di lettura di Biancaneve e i sette nani e parleremo anche di altre favole, miti e leggende. In programma: Pinocchio, il profeta Giona, Elena di Troia, La bella addormentata, Cappuccetto Rosso. Non perdetevele!


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.