Ogni estate c’è una capillare campagna di sensibilizzazione sull’abbandono dei cani: passaggi pubblicitari, email con presentazioni in power point, video virali su YouTube, immagini su Facebook. Ma sono davvero efficaci?

Ogni volta che vedo all’inizio del periodo estivo vedo le campagne di sensibilizzazione sull’abbandono dei cani mi vengono in mente queste considerazioni:

  1. mi viene in mente, ad esempio, che le campagne di sensibilizzazione funzionano solo su chi è sensibile, per cui chi è insensibile continuerà ad abbandonare senza che gli occhioni tristi di un labrador fotografato in bianco e nero gli provochino alcun rimorso.
  2. Che non c’è nulla di immorale nel fatto che un cane stia per strada. Dal punto di vista marziano, piuttosto, è innaturale che un cane stia chiuso in un appartamento di 60mq (ma può usufruire solo di 30-40mq effettivi), possa fare pipì e cacca solo negli orari comodi per il padrone, possa abbaiare, latrare, saltare e correre solo quando al padrone non dà fastidio e si sgranchisca le zampe nei 5-6 minuti che stabilisce il padrone.
  3. Noi marziani ci chiediamo: se trattate così il vostro migliore amico, cosa fate ai nemici? Se quando non rispettate la natura, la psicologia e ritmi naturali del cane lo chiamate “affetto” e “amore”, che valore hanno per voi queste parole? (→ leggi il post: Amore?)
  4. Al Marziano fa sorridere il fatto che molti trattano i propri animali come se fossero esseri umani – come al solito, l’uomo è affetto da antropocentrismo, per cui pensa che trattare un animale da uomo sia un grande onore per l’animale. Un po’ come nella cultura maschilista dire che una donna ha le “cosiddette” significa farle un complimento. Il femminismo ha espresso il parere delle donne. Se gli animali potessero fare altrettanto credo che non sarebbero tanto felici di essere considerati uomini…
  5. Puntare il dito contro chi abbandona gli animali per strada è giustissimo. Ed è giusto fare di tutto perché si senta in colpa (“il bastardo sei tu”) e perché venga punito  dalla legge. Ma la colpa sta a monte: quella persona non avrebbe proprio dovuto prenderlo il cane.
    Sarebbe ora di fare campagne di sensibilizzazione che scoraggino chi vuole adottare un animale per moda, per dare un giocattolo ai figli, per entusiasmo passeggero o per un amore in realtà egoistico e dittatoriale (chiedere al cane di colmare le proprie deficienze relazionali e affettive fa solo sì che il cane sia schiacciato da un ruolo che non gli compete)
  6. Sarebbe anche ora di rispettare davvero la natura e di non considerarsi “padroni” o “proprietari” dei nostri animali. Sono esseri viventi che esistono indipendentemente da noi e vivono la propria esistenza accanto a noi. Nell’ecosistema non c’è bontà/cattiveria ma armonia.
  7. Come dicevo, non è immorale che il cane viva “per strada” perché lo status naturale di ogni animale è la libertà. L’uomo però  ha alterato questa legge e ha selezionato geneticamente delle razze di cani, di gatti, di uccelli che non hanno alcuna chance nella competizione naturale. Non sono uno zoologo, ma credo sia difficile che un branco di chihuahua sopravviva allo stato brado. La selezione genetica dei cani non è avvenuta in base alla maggiore resistenza o adattabilità, come avverrebbe in natura, ma in base a criteri puramente e superficialmente estetici (gli occhioni, le orecchie cicciotte, il musetto sbarazzino, le zampotte così tenere…). C’è quindi una responsabilità storica degli esseri umani nei confronti dei cani.

Nell’abbandono viene tradita una relazione emotiva. Ed è tanto doloroso per il cane quanto spregevole per l’essere umano

Il vero problema è l’abbandono

L’abbandono è il tradimento di un legame materiale e affettivo. Allevare un cucciolo nel modo umano significa renderlo inadatto alla vita libera. Un po’ come le mamme iperprotettive che quando il figlio deve “spiccare il volo” si dimostra incapace di cavarsela. Inoltre, a differenza delle iguane, dei boa e delle tartarughe, i cani sviluppano un legame affettivo con l’essere umano.

Non si tratta solo del fatto che non sapranno procurarsi il cibo o che, essendo vissuti sempre nell’appartamento, contrarranno facilmente qualche malattia. Viene tradita una relazione emotiva. Ed è doloroso per il cane quanto spregevole per l’essere umano.

In sintesi, a noi marziani non piace chi distorce i sentimenti degli animali interpretandoli come se fossero sentimenti umani. E non ci piace neppure che gli animali vengano antropomorfizzati. Ciò però non significa che l’uomo può considerarsi padrone della natura. Il legame affettivo con un animale può arricchire molto entrambi e dare utili insegnamenti agli uomini su come gestire i sentimenti e le responsabilità verso gli altri uomini. Ma non basta avere un animale per imparare a rispettare la natura, come non basta avere il marito, la moglie e gli amici per imparare ad amare gli esseri umani, né basta avere dei figli per imparare a rispettare i bambini.

Se venisse istituito un governo marziano, esigeremmo per legge che chi adotta un cane o un gatto dimostri prima di avere tempo, spazio, risorse e rispetto per il cane. Altrimenti, niente: che si limiti ad accarezzare quelli che incontra per strada o si compri un Tamagotchi (se li fanno ancora).


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.