Un cortometraggio coinvolgente e delicato che ci insegna che il problema non è che non possiamo essere tutto ciò che vogliamo, ma che spesso siamo molto meno di quello che potremmo essere.

Oggi vi suggerisco la visione di un cortometraggio toccante, coinvolgente ed estremamente delicato. Ogni volta che lo rivedo mi fa riflettere su aspetti diversi della mia vita e della mia professione. E sono certo che susciterà numerose emozioni e riflessioni anche in voi.

Scheda del cortometraggio

Il circo della farfalla (The Butterfly Circus) è un cortometraggio del 2009 diretto da Joshua Weigel.

La storia ruota attorno a due figure principali: il disabile Will (interpretato da Nick Vujicic), un uomo senza arti sfruttato come fenomeno da baraccone in un parco giochi, e Mendez, direttore del “Circo della farfalla”.

L’ambientazione circense, i costumi, l’originalità dei personaggi e il doppio binario dello sguardo pieno di meravoglia da una parte e autocommiserativo dall’altra richiamano i temi di “Big Fish. Le storie di una vita incredibile” di Tim Burton.

Uno degli aforismi più celebri del filosofo del II secolo Epitteto – scelto da Albert Ellis come pietra angolare della Terapia Comportamentale Razionale Emotiva – dice che

«Non sono i fatti in sé che turbano gli uomini, ma i giudizi che gli uomini formulano sui fatti»

Epitteto

Le nostre sofferenze spesso sono dovute al modo in cui ci raccontiamo la realtà. Ciò però non significa che abbiamo carta bianca e possiamo scrivere con la nostra vita qualsiasi storia desideriamo, perché l’uomo non può essere tutto ciò che vuole. Il problema, però, non è che non possiamo essere tutto ciò che vogliamo, ma che spesso siamo molto meno di quello che potremmo essere.

I guru contemporanei, personal coach, life counselor, predicatori del positivo, cercano di convincervi che “i limiti sono solo immaginari”, che la vostra mente può fare tutto e ottenere qualsiasi cosa. Basta volerlo.

Credere di essere onnipotenti ha solo tre risultati:

  1. la frustrazione per non riuscire ad ottenere tutto quello che desideravamo;
  2. l’autocolpevolizzazione per non averci messo abbastanza volontà (perché per i guru se non “funziona” la colpa è sempre e unicamente della tua scarsa volontà. E la tua scarsa volontà è dovuta, in ultima analisi, ad una tua cattiveria congenita);
  3. la camicia di forza. Impazzire, in questo doppio legame, è inevitabile.

La dittatura del pensiero positivo

I guru del passato e del presente affermano un principio semplicissimo:

Se vuoi una cosa la otterrai. Ma devi volerla davvero.

Sembrano sette lettere di poco conto, e invece il problema è proprio quel davvero.

Se la magia non funziona, non è perché i fondi di caffè mentono o il sortilegio non esiste, ma perché non l’hai voluto davvero. Quindi continua a pagare e a desiderare.

Se la preghiera non ti viene esaudita non è perché la divinità o la dimensione Theta non esistono, ma perché non ci hai creduto davvero. Quindi continua a pregare e a crederci.

Se la filosofia del “puoi ottenere tutto” non funziona non è perché è sbagliata ma perché non ti impegni davvero, quindi continua a impegnarti.

Noi psicologi conosciamo bene quel “davvero”. È il sinonimo di “abbastanza“. L’abbastanza è un virus, un tarlo che rosicchia le nostre energie dall’interno e ci rovina l’esistenza: non puoi essere felice perché non sei abbastanza alto, non sei abbastanza bella, non sei abbastanza divertente, non sei abbastanza ricco, non hai abbastanza titoli di studio…

Il problema è che non è mai abbastanza. Anzi, il problema è a monte perché non si capisce chi debba giudicare se è abbastanza.

È proprio su questo che giocano le psicologie volontaristiche: “avrai la prova che funziona quando avrà funzionato. Se invece fallisci è perché non hai fatto abbastanza”. Lo psicologo Paul Watzlawick ripeteva spesso che questo principio è la base di ogni nevrosi (nel libro “Istruzioni per rendersi infelici” lo chiama il “sempre lo stesso”).

L’obiettivo della psicoterapia o di qualsiasi percorso di crescita è di sostituire al “davvero” e “abbastanza” gli avverbi “ragionevolmente” e “realisticamente”. Sono processi che in Analisi Transazionale vengono attribuiti allo Stato dell’Io Adulto.

Tenendo conto di tutto questo: chi scegli di essere da oggi in poi?


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.