Una delle principali caratteristiche della cultura contemporanea è l’overflow informativo. L’overflow informativo è un po’ come l’overbooking delle agenzie di viaggio: si vengono troppi biglietti per lo stesso aereo o lo stesso albergo e alla fine non c’è posto per tutti e si deve rinunciare alla vacanza.
Il nostro cervello è straordinario, gestisce in parallelo un’enorme massa di dati (sensoriali, propriocettivi, mnemonici…). Ma gli articoli, blog, tweet, mipiacedifacebook, foto, whatsapp, sms, messagig vocali si va a sommare alle normali interazioni umane e ai nostri compiti quotidiani, e finisce che per seguire tutto si rischia di non riuscire a soffermarsi su niente.
Quando si parla di sovraesposizione informativa si punta immediatamente il dito contro Internet, il Niagara dell’informazione indifferenziata per eccellenza. Eppure, se ci pensate un attimo, non è solo internet che satura la nostra capacità attentiva:
- i cartelloni pubblicitari – non c’è angolo delle città ormai che non sia infestato da volti grandangolati di politici, detersivi, intimo, profumi;
- la tv – tutt’altro che spodestata dal web, la tv è perennemente accesa in quasi tutte le case italiane. Anche se “solo per fare compagnia”, il continuo ronzio della scatola magica ci satura e influenza subliminalmente;
- i giornali – aumentando l’accesso alle informazioni, si sarebbero dovuti ridurre a pochi fogli, e invece oggi i giornali tra inserti e gadget hanno proporzioni da Mammuth, farciti di titoli strabilianti che più che a informare servono a catturare l’attenzione;
- la radio – in macchina, nei centri commerciali, nella saletta di attesa del dentista, veniamo continuamente bombardati da jingle, commenti, radiocronache;
- i cellulari – il confine tra computer e cellulare ormai è scomparso: tra una telefonata alla zia e un messaggino all’amante ci ritroviamo la Wind che ci informa, la Tim che suggerisce, la Vodafone che offre, la Tre che regala e decine di inviti promozionali che si contengono la nostra già limitata attenzione;
- le insegne dei negozi – provate ad immaginare cosa sarebbero le nostre strade se scomparissero tutte le insegne; sono meno invasive delle pubblicità ma comunque richiamano la nostra attenzione con neon, luci, colori sgargianti e immagini invitanti.
Il problema, però, è: se tutti quanti parlano, chi ascolta?
E se nessuno ascolta, perché parlare?