«Oddio che stress, non vedo l’ora che passino queste feste. Che senso ha festeggiare il Natale? È un giorno come un altro…»

Da piccolo mi rifugiavo sotto i rami dell’albero di Natale. Mi sembrava enorme, odorava di resina. Ricordo ancora il frinire delle prese per l’intermittenza. A intervalli regolari le sagome dei mobili del soggiorno emergevano dal buio emanando un bagliore fioco. Le voci degli adulti che discutevano in cucina venivano inghiottite nel silenzio e si coloravano di verde, viola, azzurro, giallo e poi di nuovo buio e poi il frinire elettrico delle prese e ancora verde, viola, arancio, azzurro e giallo.

In un angolo c’era il presepe costruito su due tavole di truciolato malferme. Ne intuivo la presenza per l’odore di muschio e per il riflesso del ruscello di stagnola. In un angolo c’erano il pescatore, la timida fornaia, il muratore e i pastori con le pecore in spalla. Nel laghetto fatto con lo specchio una manciata di papere e di cigni. Un mulino e qualche casetta innevata tra le montagne e il cielo stellato e a valle le palme con le foglie di velluto e le statuine enormi, sproporzionate. Lo sapevo anche senza vederli, era così ogni anno.

Il Natale è diventato un giorno come un altro. Chissà se sono più felici.

Anche da adulto ho continuato a fare l’Albero, ogni anno diverso. Con i primi freddi e le prime foglie ingiallite già iniziavo a pensare al Natale: come avrei addobbato casa? cosa avrei cucinato? chi avrei invitato?

I regali li sceglievo con cura. Mai nulla di costoso, non me lo potevo permettere e comunque non era importante. Passavo ore a pensare alla persona a cui volevo fare il regalo e a cosa le sarebbe piaciuto ricevere. Entravo e uscivo dai negozietti, scrivevo biglietti, chiudevo con lo scotch i pacchetti e intanto cercavo di immaginare l’espressione che avrebbero fatto quando, alla fine della cena o durante le rumorose serate in cui si giocava fino alle tre di notte, li avrebbero scartanti: stupore, gioia, commozione, divertimento o forse un semplice silenzio carico di gratitudine.

Col passare degli anni le sedie intorno al tavolo diminuirono. Alcuni pacchetti iniziarono a rimanere sotto l’albero. Prima solo un paio, poi tre, poi cinque, infine smisi di incartarli.

I miei amici iniziarono a vivere con fastidio le feste di Natale: «Oddio che stress, non vedo l’ora che passino queste feste. Che senso ha festeggiare il Natale? È un giorno come un altro. Ogni anno i regali, le cene, i parenti… ».

Da tempo non addobbano più la casa, non fanno regali e non ne ricevono regali, evitano i parenti e le serate con gli amici. Nel periodo delle feste fanno le solite cose, vedono le solite persone, mangiano i soliti cibi, guardano la solita TV. Niente magia, calore, attesa; il Natale è diventato un giorno come un altro.

Chissà se sono più felici.


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.