Hogen, un insegnante cinese di Zen, viveva tutto solo in un piccolo tempio in campagna. Un giorno arrivarono quattro monaci girovaghi e gli chiesero se potevano accendere un fuoco nel suo cortile per scaldarsi. Mentre stavano preparando la legna, Hogen li sentì discutere sulla soggettività e sull’oggettività. Andò loro accanto e disse: «Ecco questa grossa pietra. Secondo voi è dentro o fuori della vostra mente?». Uno dei monaci rispose: «Dal punto di vista del Buddhismo, tutto è un’oggettivazione della mente, perciò direi che la pietra è nella mia mente». «Devi sentirti la testa molto pesante», osservò Hogen, «se te ne vai portandoti nella mente una pietra come questa». (N. Senzaki e P. Reps, 101 storie Zen)

Anche se il XXI secolo è il secolo delle neuroscienze, succede spesso di ascoltare o leggere affermazioni che rimandano ad una concezione della psiche uguale a quella che si aveva ai tempi di Aristotele e Ippocrate. Sono passati circa 2400 anni, ma c’è chi considera la psiche una specie di clone semitrasparente di noi stessi, tipo Patrick Swayze in Ghost. Qualcosa di immateriale, un “vento” (animus) ospitato nell’involucro del corpo.

Questa posizione in filosofia si chiama dualismo ed è all’origine di quella concezione svalutante del corpo riassunta nel gioco di parole soma (corpo) = sema (carcere) usato da Platone. Per secoli il corpo è stato considerato la versione brutta di noi stessi, dove noi stessi indica i pensieri, le emozioni, la volontà.. in una parola la Psiche.

Ad un certo punto nasce la Psicologia, una scienza che studia in modo specifico la psiche. Ma – ecco una prima cosa sorprendente – quasi tutti i suoi capostipiti sono biologi o medici: Wundt, Darwin, Fechner, Freud, James…

Negli ultimi decenni le neuroscienze hanno dato un contributo fondamentale alla comprensione della mente proprio grazie allo studio del cervello: pensiamo agli studi sulle emozioni (Panksepp, Damasio, LeDoux…), alla scoperta dei Neuroni Specchio (Rizzolatti, Gallese…), agli studi di fenomeni particolari come la sinestesia, l’autismo o l’arto fantasma (Ramachandran) o agli studi sugli effetti del trauma (Van Der Kolk).

In sintesi, oggi sappiamo che i processi psichici sono mediati dai processi neurobiologici e retroattivamente li influenzano perché, come comprese in modo geniale Von Bertalanffy, la psiche è un sistema.

La psiche non coincide con il cervello ma non è neppure un “totalmente altro” rispetto al cervello. È una proprietà emergente.

Ciò non solo ha un impatto nello studio di discipline un tempo molto distanti come la psicologia, la biologia e la medicina, discipline che negli ultimi anni si sono avvicinate sempre più dando vita a una visione più olistica e sistemica dell’essere umano, ma ha una ricaduta pratica anche sulla vita quotidiana di noi “profani”: mantenere in salute e prenderci cura del nostro benessere fisico contribuisce a far sì che anche i nostri processi mentali si svolgano in modo equilibrato e soddisfacente. Viceversa, prenderci cura di come pensiamo, come gestiamo le emozioni e le sensazioni, dei nostri comportamenti e delle nostre relazioni contribuisce ad avere maggiore benessere fisico.

Che poi i latini, pur non conoscendo l’esistenza di neuroni, endorfine e teorie dell’attaccamento, lo avevano già intuito: “Mens sana in corpore sano”.


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.