Quelli che costantemente, quando ci si è dati un appuntamento o una scadenza all’ultimo momento:

  • Scusa, ho la febbre
  • Scusa, c’è troppo traffico torno indietro
  • Scusa, mi ero scordato che…
  • Scusa, avevo capito che…
  • Scusa ho sbagliato giorno
  • Scusa ho sbagliato posto
  • Scusa, il bambino sta male
  • Scusa, mia madre sta male
  • Scusa, il mio gatto sta male
  • Scusa, si è rotta la macchina
  • Scusa, non passano gli autobus
  • Scusa, mi ha rapito un disco volante
  • Scusa, avevo il Dalai Lama a cena e si è dilungato

Dal punto di vista psicopatologico questo tipo di comportamento viene definito passivo-aggressivo. In Analisi Transazionale si chiama comportamento “Sì, ma” (descritto da Berne come Gioco delPerché non… sì ma…“). Mentre il gioco della persona con uno stile passivo-aggressivo è quello del “Ti ho beccato figlio di p******”, uno dei giochi descritti in A che gioco giochiamo?.

Riconoscere lo stile passivo-aggressivo di personalità

Il meccanismo messo in atto è il seguente:

  1. prendere un impegno
  2. mascherare l’ostilità con la disponibilità
  3. boicottare l’impegno (modalità principali: procrastinazione, fraintendimento sciatteria)
  4. vittimizzarsi

La persona passivo-aggressiva desidera, come tutti, ricevere stroke positive dagli altri (accettazione, stima, affetto, riconoscimento…). Per questo si mostra disponibile e si propone o accetta gli impegni a lavoro o tra amici, ad esempio: partita di calcetto, cena dai parenti, prove del coro, consegna di un elaborato etc.

Subito dopo capisce che non ha alcuna voglia di andare alla pizza o di realizzare quell’elaborato. Però ormai si è presa l’impegno. Come ne esce? Non può! Per cui si sente in trappola e se la prende con “l’autorità”.

L’autorità può essere il datore di lavoro ma anche chiunque lei individui come colpevole di questa situazione [chiaramente non riconosce di essere lei stessa la causa di questo “incastro”].

Prova rabbia e ostilità verso l’altro ma non le manifesta in modo aperto. Vuole punire l’altro senza dare a vedere che lo sta punendo. Ecco perché questo stile di personalità si chiama passivo-aggressivo. L’obiettivo è fare in modo che sia l’altro a spazientirsi,  a riprenderla, a mostrarsi “rigido” in modo che lei possa recitare con sé stessa e con gli altri il ruolo di Vittima.

Le modalità principali con cui il passivo-aggressivo attua il boicottaggio sono:

  • la procrastinazione – arrivano in ritardo, avvertono pochi minuti prima, consegnano all’ultimo momento o dopo la scadenza pattuita;
  • il fraintendimento“Ah, scusa, ma io avevo capito che…” “Ma tu l’altra volta avevi scritto che…”, “il tuo messaggio su WhatsApp non era chiaro”;
  • la sciatteria – quando fanno ciò che si erano impegnati a fare lo fanno in modo superficiale e raffazzonato per potersi mettere nel ruolo di vittima nel caso in cui vengano criticati «Io l’ho consegnato, sei tu che sei incontentabile!».

Le motivazioni con cui giustificano questi comportamenti sono sempre deresponsabilizzanti: non è mai colpa loro, è colpa del traffico, degli eventi, del marito, della moglie, del clima, della salute… Utilizzano motivazioni che l’altro non può contestare, se non mettendo in dubbio la loro onestà.

Come si guarisce dal comportamento passivo-aggressivo?

Un buon percorso di psicoterapia deve innanzitutto far sì che il passivo-aggressivo riconosca il proprio bisogno di stroke positive. Poi dovrà lavorare sulla consapevolezza, riconoscendo gli schemi relazionali utilizzati e accettando i sentimenti di frustrazione e di rabbia. La confrontazione relativa ai cicli interpersonali può avvenire solo in una fase più avanzata del percorso terapeutico.

Un aspetto su cui è importante lavorare è il rafforzamento dell’Adulto: in genere da bambini hanno imparato ad utilizzare la modalità passivo-aggressiva perché non avevano il permesso di esprimere il dissenso, la rabbia etc. Comprendere l’origine di questi schemi aiuta la persona a dare un senso al proprio comportamento. Grazie al percorso di terapia, queste persone possono scoprire modalità alternative e più funzionali allo stile ricattatorio e passivo.

Una competenza che la persona passivo-aggressiva deve apprendere è dire di no quando non desiderano prendersi un impegno. Oppure, anziché boicottare in modo passivo, dire in modo sincero: «Scusatemi, ho dato la mia adesione in modo superficiale alla cena / incontro / evento / premionobel / premiooscar. Ora non ho più voglia di partecipare. È un problema se rinuncio?». Chiaramente questo ha delle conseguenze, ma gli Adulti si distinguono proprio per la capacità di prevedere ed accettare le conseguenze del proprio comportamento.

Un’altra competenza da apprendere è la tolleranza alla frustrazione. A tutti capita di cambiare idea o umore. Gli Adulti non subiscono i propri sentimenti ma scelgono cosa fare rispetto a quei sentimenti o nonostante quei sentimenti: «Ok, non mi va più, ma voglio rispettare le persone con cui ho preso l’impegno e voglio essere il tipo di persona che se dà la propria parola poi la onora».

Aver appreso uno schema passivo-aggressivo non è una colpa. Ma rendersene conto è un’opportunità per scegliere di iniziare ad essere il tipo di persona che desideriamo essere.


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.