«Ma fatti vedere da uno bravo!». Mi capita spesso di sentirlo dire. Eppure da “quello bravo” la gente non ci va così spesso. Come mai?

Circola da alcuni giorni un articolo di Mattia Madonia su The Vision il cui incipit è inequivocabile:

Secondo un sondaggio dell’Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico) il 70% degli italiani considera inutile andare dallo psicologo.

L’articolo è documentato e stimolante, ma ciò che mi ha maggiormente colpito sono i commenti. Su Facebook molte persone hanno criticato il titolo dell’articolo (“Perché andare dallo psicologo è ancora una vergogna in Italia?”) dicendo che non si tratta di vergogna ma di soldi.

Una seduta di psicoterapia in media costa 40€-70€, per cui per un percorso di psicoterapia si spendono tra 160 e 280 euro al mese.

→ In questo articolo mi riferirò esclusivamente alla psicoterapia perché i commenti parlavano di psicoterapia. Ma anche le sedute di sostegno, consulenza o riabilitazione hanno più o meno lo stesso range.

Costa tanto o costa poco?

Certo, 300€ sono pochi rispetto a gran parte delle spese sanitarie: una risonanza magnetica privata va da 92€ a 750€ con un prezzo medio che si aggira attorno ai 190€; una visita dermatologica privata costa mediamente tra i 70€ e i 150€ (fonte). Gli interventi odontoiatrici privati, lo sappiamo, costano molto di più, e infatti un numero sempre crescente di italiani rinuncia alle cure dentarie e all’acquisto di farmaci. Non perché pensa che siano inutili ma perché costano troppo.

Per molte persone sostenere una spesa di €200-300 al mese per molti mesi è un impegno economico gravoso. La terapia infatti può durare un anno (quindi circa 1800€-3000€) o anche più anni.

Personalmente ogni volta che ne ho la possibilità opto per percorsi di Psicoterapia Breve Multimodale, che durano 20-40 sessioni. Sappiamo bene però che non tutte le tipologie di disagio psicologico sono risolvibili con una Psicoterapia Breve né tutte le persone sono adatte a trarre benefici da una Psicoterapia Breve.
Le problematiche più gravi implicano rigidità e pervasività per cui il funzionamento lavorativo il funzionamento relazionale sono spesso compromessi.

Come può permettersi un percorso di 3000 euro l’anno una persona che non riesce ad entrare o a rimanere nel mercato del lavoro e che ha difficoltà ad attingere ad una rete sociale di supporto?

E non allargo il discorso agli immigrati anche se è evidente che persone spesso traumatizzate o con gravi neglect hanno maggiormente bisogno di cure, che però non possono permettersi.

Ci sono quelli che possono permetterselo permetterselo facilmente. Sì, è vero. Quelli che, ad esempio, acquistano capi firmati, che spendono sui 10.000€ l’anno solo per mantenere l’automobile (fonte), che frequentano club sportivi da 1500€ al mese. Non significa che è sbagliato acquistare cose che ci piacciono e ci fanno stare bene. Anzi. Significa che le persone che hanno disponibilità possono accedere senza difficoltà alle prestazioni sanitarie private e, diciamocelo, per loro il costo delle cure psicoterapeutiche sono tra le spese meno costose.

Ma che alternative ha chi non può permetterselo? 

  1. Tagliare altre spese importanti pur di poterselo permettere. Molti pazienti lo fanno. Sono la maggior parte delle persone che vediamo nei nostri studi. Investono con consapevolezza e impegno sul proprio benessere mentale e in genere ottengono grandi cambiamenti in un tempo relativamente breve. 
  2. Rivolgersi al SSN. Ma gli psicoterapeuti nel SSN sono pochi, e quei pochi sono a volte anziani, impreparati e demotivati. Molto spesso i servizi pubblici si reggono sul lavoro di tirocinanti e volontari, e il livello offerto è parecchio scarso. I consultori spesso non hanno psicoterapeuti e nelle ASL quando uno psicologo va in pensione spesso non viene sostituito. Va anche detto che in alcune ASL viene chiesto un ticket di €30 a seduta (non proprio accessibilissimo quindi) o vengono consentite al massimo 10 sedute. Riferisco cifre e situazioni di cui ho conoscenza diretta. 
  3. Accedere ai servizi low cost. Sono moltissimi e si moltiplicano sempre di più. Gli Ordini spingono in questa direzione, dato che la formula standard delle convenzioni e delle iniziative è sempre “prima/e seduta/e gratis e sedute dai €40 in giù”. E non aver pianificato il numero degli psicologi ci porta alla situazione di sovrappopolazione descritta dall’articolo.

Il paradosso di lavorare per poter lavorare

Io credo che il fatto che l’offerta di psicoterapeuti sia così elevata produca una Causalità Circolare Negativa. Quale professionista può permettersi di lavorare per €20/€30 l’ora? Non dimentichiamo che noi clinici siamo vincolati ad un tetto di ore di psicoterapia che non si può oltrepassare. Anche se volessi guadagnare di più, non potrei permettermi 15 pazienti al giorno per 6 giorni alla settimana se non abbassando in modo drastico la mia efficacia e perdendoci in salute personale. Gli psichiatri e molte altre professionisti vedono un volume maggiore di pazienti, ma il tipo di lavoro non può essere paragonato.

Inoltre noi psicoterapeuti abbiamo dei costi di gestione: affitto dello studio, Enpap etc.
Da qui nasce la Causalità Circolare Negativa di cui parlavo. Seguite le frecce:

  • con guadagni esigui se non sono ricco di famiglia devo avere un altro lavoro che i permetta di poter fare il “mio lavoro” (cioè lo psicoterapeuta), declassata quindi a “dopolavoro”, “hobby”, “passione” →
  • il primo lavoro – quello che mi paga le bollette dello studio, il mutuo di casa, il karate dei figli etc. – mi succhia energie e tempo per cui potrò prendere in carico pochi pazienti →
  • seguire 5-6 pazienti l’anno non mi permettere di fare esperienza clinica per cui il mio intervento sarà poco efficace → 
  • se il mio intervento non è efficace non avrò un flusso maggiore di pazienti  e non potrò affrancarmi dal mio “vero” lavoro → 
  • per cui avrò poco tempo ed energie per nuovi pazienti →
  • … e il Circolo Negativo ricomincia.

Gran parte dei colleghi – lo sappiamo – ha 5-6 pazienti l’anno. Alcuni anche meno. Ecco spiegati i €400 di guadagno medio dichiarato dall’Enpap (al netto dell’evasione fiscale).
Certo, i colleghi potrebbero darsi da fare di più per acquisire nuovi pazienti – dicono alcuni. Ma attenzione a non cadere nell’inganno perfezionistico dell’efficientismo (“si può sempre fare di più… fare meglio…”).
Anche gli psicologi hanno una vita personale, hanno una famiglia a cui dedicarsi, un tempo libero da difendere per mantenere un livello di benessere ottimale. E quando fai un primo lavoro e poi anche un secondo, per quanto questo ti appassioni non puoi vivere per lavorare.
O almeno se proprio vuoi farlo, che sia per cifre molto più consistenti.

Non c’è una riflessione finale. Non c’è un “Ecco cosa suggerisco io per cambiare le cose”. È solo una riflessione a voce alta su alcuni processi che coinvolgono la professione di psicoterapeuta in Italia allo stato attuale.


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.