Narra la leggenda che un giovane psicologo fu fermato durante il percorso di specializzazione in psicoterapia.

Ecco cosa accadde: Carlo Gustavo Giovane – per gli amici Carletto – era un ragazzo come tanti. La sua famiglia non era molto ricca ma si sacrificò per pagargli gli studi in psicologia.
Passato l’entusiasmo delle prime settimane di Università, fu presto evidente che Carletto non era molto portato per lo studio della psicologia. Faceva fatica a concentrarsi e ad appassionarsi.

«Però – disse Carletto al suo magico Unicorno Rosa, mentre sorseggiavano il the da una minuscola teiera – andare a lavorare subito proprio non mi garba. Altre facoltà come Ingegneria, Fisica o Medicina sono troppo difficili. Già che sono qui, mi conviene restarci e arrangiarmi come posso».

E così fece.
Mentre i suoi amici correvano per prendere posto nelle prime file, Carletto si sedeva in fondo all’aula con un giornaletto e sbuffava:

«Uff, che palle psicopatologia».

Non gli interessava la psicopatologia, non gli interessavano i fondamenti di psicologia cognitiva, non gli interessava la psicologia dinamica o sperimentale, non gli interessavano le neuroscienze e neppure la psicologia dello sviluppo. Era tutto un “che palle!”.
Il suo principale impegno, negli anni dell’università, fu quello di riuscire a passare l’esame studiando il meno possibile, copiando dal vicino di banco, miniaturizzando riassunti (scritti da altri) e scaricando la lista delle risposte da imparare a memoria dai forum su internet.

Carletto si laurea

A Psicologia, si sa, riuscire a prendere sotto il 27 è un’impresa.
Per cui il nostro Carletto non solo passò tutti gli esami (in alcuni prese addirittura 30 e lode!) ma alla fine, copiando la tesi qua e là, riuscì a strappare un bel 110 alla Laurea, con grande gioia dei genitori che tanto si erano sacrificati per lui.

«Ora che sono Laureato in Psicologia, cosa posso fare?» si chiese Carletto.

«Puoi fare tutto!» – gli disse un Puparo che passava di là, uno di quelli con grandi baffi, un vestito rosso fatto di carta velina e una vocetta sottile sottile. «Lo psicologo può fare tutto: somministrare test, costruire siti internet, fare abilitazione- riabilitazione…».

«E cos’è?»

«Nessuno lo sa, ma le formule magiche non vanno capite, vanno recitate. Lasciami continuare: potrai fare l’educatore, il compagno adulto, gestire processi relazionali in contesti istituzionali ad alta componente recettiva intersecandoti con stakeholder e il customer del personal branding, fare il baby sitter, aprire uno studio di consulenza psicologica…».

«Posso fare il counseling quindi?» chiese speranzoso Carletto.

Il Puparo lo guardò severo e rendendo la sua vocetta più roca che poteva lo ammonì:

«Noi non pronunciamo mai quella parola. Essa è il Male!».

«Insomma – disse Carletto per cavarsi d’impaccio – Potrò fare tutto! Guadagnerò migliaia di euro!»

«Proprio così. Potrai fare anche psico-terapia, l’importante è che la chiami terapia-psico».

«Ma non è la stessa cosa, solo con le due parole invertite?».

«Sì, ma te l’ho già spiegato – rispose un po’ infastidito il Puparo – la magia ha le sue regole: le formule magiche vanno pronunciate nell’ordine giusto sennò non funzionano».

Carletto era felicissimo. Pur non avendo imparato niente all’Università avrebbe guadagnato tanti soldi con poco sforzo. Non vedeva l’ora di dirlo al suo Unicorno Rosa: quanto sarebbe stato orgoglioso di lui!

«Attento, però! – lo ammonì il Puparo – Prima dovrai superare la Terribile Prova delle Prove».

La Terribile Prova delle Prove! Carletto iniziò a tremare: aveva sentito parlare della TPdP ma credeva fosse una leggenda. E invece, gli spiegò il Puparo, la TPdP consisteva in un anno di tirocinio più 3 esami scritti e un esame orale. Carletto, sentendo che si trattava di esami scritti si sentì un po’ più sollevato: se c’era una cosa che aveva imparato in 5 anni di università era proprio a superare gli esami con sotterfugi e inusitata perizia. Lo preoccupava però l’esame orale: sarebbe mai riuscito a passarlo? E il tirocinio?

«Non preoccuparti, per il tirocinio basta avere un corpo e portarlo nel posto in cui ti dicono per le ore che ti dicono. Quanto all’esame orale, si tratta di un colloquio proforma di pochi minuti». 

Carletto cercò su Google “proforma” e trasse un respiro di sollievo.
Superò anche la TPdP, pagò l’apposita tassa e divenne ufficialmente Psicologo.

E infine la specializzazione

Scoprì presto che il Puparo l’aveva ingannato: anche se nessuno sapeva che lui non aveva imparato a fare nulla all’Università e che la TPdP non verificava realmente le sue competenze, la gente del paese non si fidava e preferiva andare da quelli che avevano la Portentosa Mirabolante Specialità.

Essa era una Magica Coccarda portata con tanto orgoglio dagli Psicologi. Ciascuno vantava di possedere la migliore e si riuniva in cenacoli, gruppi e associazioni per ribadire che la loro era la coccarda migliore. In realtà, miei cari lettori, dovete sapere che le Magiche Coccarde erano esattamente tutte identiche, ma per venderne di più i mercanti le tingevano con colori differenti dicendo che solo quella del loro colore avevano le Portentose Mirabolanti virtù. Quelle degli altri erano carta straccia, buone solo per fare la ribollita.

I genitori di Carletto fecero un’ulteriore sforzo e gli pagarono 4000€ l’anno per permettergli di saltare le lezioni. Un ottimo investimento! Carletto era contento di pagare evitando il più possibile di imparare qualcosa e continuando a sbuffare “che palle!” ad ogni prova o supervisione.

Dopo 4 anni di finta partecipazione, di fumetti letti in fondo all’aula mentre i colleghi valutavano i casi clinici in supervisione, di costanti assenze dagli insegnamenti, di miniaturizzazione degli appunti e falsificazione del materiale clinico, finalmente Carletto ricevette la Magica Coccarda della Portentosa Mirabolante Specialità.

Fine

«Ma ti stai sbagliando! – protesterete voi, miei piccoli lettori – Non può essere andata così la storia! Carletto non aveva imparato nulla, non sapeva fare davvero lo psicologo e non aveva appreso le competenze per fare lo psicoterapeuta! Di sicuro quando Carletto provò a sostenere il TPdP lo avranno fermato, accorgendosi che non aveva alcuna competenza per garantirne la professionalità. È questo il compito dello Stato, no? E di sicuro, se anche miracolosamente avesse superato il TPdP, i docenti avrebbero fermato Carletto durante il percorso di specializzazione. Sono tenuti a questo, no? Cioè, si vede se sei capace quanto fai una supervisione o sostieni un esame!».

Mi dispiace, miei giovani padawan. Purtroppo il “Mito dello Specializzando in Psicoterapia fermato lungo il percorso” è solo un mito.  Nella realtà i filtri della formazione non filtrano, le prove di selezione non selezionano e gli esami non esaminano.

Puoi solo sperare che tu, i tuoi familiari, i tuoi amici non capitiate in mano a Carletto. E pregare di non essere tu Carletto.


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.