Rispetto alle tecnologie oscilliamo tra eccessiva fiducia e paranoia. Il Coronavirus e l’annuncio della App del Ministero per l’Innovazione hanno slatentizzato alcuni di questi pensieri paranoici.

Ora che il Governo ha proposto l’uso della App per il contact tracing “Immuni” siete preoccupati per la vostra privacy? Fate bene.

Fate bene a preoccuparvi per il vostro diritto alla riservatezza. Occorre sempre essere prudenti e vigili, soprattutto in quest’epoca in cui i dati personali valgono oro.

L’utilità della prudenza e il rischio della paranoia

La prudenza e la vigilanza necessarie alla sopravvivenza, servono ad evitare di essere investiti dalle auto quando attraversiamo la strada e a non affidare i nostri beni a persone sconosciute.

Come psicologo però devo avvisarvi: quando la prudenza e la vigilanza superano determinate soglie sfociano in un disturbo paranoico.

La paranoia è un po’ il Disturbo del Secolo: sospettosità diffusa, nemici ovunque, complotti, segreti che nascondono altri segreti… Saremo davvero andati sulla luna? Cosa sono quelle strisce bianche in cielo? Perché i medici ci vogliono iniettare i vaccini? Chi ci guadagna a farci credere che la terra è sferica?

Con l’arrivo del Covid-19 si sono aggiunte delle paranoie ad hoc: la Cina ha diffuso il coronavirus per conquistare il resto dell’Europa, la Kamchatka e un terzo continente a sua scelta. Il virus è stato creato da scienziati malvagi che odiano i nonni e si sono vendicati su tutti gli anziani del pianeta. I Poteri Forti hanno già il vaccino, ma lo danno solo a Carlo d’Inghilterra, ai calciatori e ai VIP [ma non a Luis Sepulveda, perché evidentemente al Potere Occulto le Gabbianelle e i Gatti gli fanno schifo].

L’ultima paranoia riguarda l’App “Immuni”: ci vogliono spiare? Lo Stato vuole sapere in che negozi vado? Giuseppe Conte vuole rubarmi la ricetta segreta del tiramisù?

Più seriamente, è lecito chiedersi quali dati prenderà Immuni e come verranno gestiti. Ma rispetto alla privacy, quali sono i parametri che ci fanno percepire pericolo?

I Paradossi della privacy

Lo hanno fatto notare in molti: è paradossale essere allarmati per l’invasione della privacy e allo stesso tempo fare di tutto, ogni giorno, da anni, per divulgare i propri dati personali al mondo intero.

Tralasciamo il fatto che attraverso le vostre foto e i vostri video su Facebook, Instagram, TikTok e YouTube fate vedere al mondo intero le persone e i luoghi che frequentante, i vostri figli, quello che mangiate, le vostre case, le vostre preferenze etc. E se vi fanno pochi like e pochi cuoricini ci restate malissimo.

Tralasciamo anche il fatto che in molti condividete in modo ossessivo il posto in cui vi trovate, dove e quando siete in vacanza (i ladri ringraziano), dove andate a correre, che percorsi fanno in bici, dove portate a spasso il cane etc. La domanda è:

Come mai vi sentite al sicuro mettendo i vostri dati in mano ad aziende private che dichiaratamente guadagnano dai vostri dati e invece vi percepite minacciati da una applicazione gestita dallo Stato e che ha uno scopo sanitario?

Quanto conoscete le App che usate ogni giorno?

È buffo: l’App del Ministero dell’Innovazione “Immuni”

Di quante delle App che avete istallato nel vostro telefono potete dire le stesse cose? Ad esempio, la maggior parte delle App che state usando non sono open source: lo sapevate? Sapete con esattezza il tipo di dati vostri che utilizzano? siete consapevoli che l’App con le ricette di Nonna Pina o quella per giocare a Briscola vi tracciano la posizione?

Ad esempio, probabilmente tra poco condividerai questo articolo tramite Facebook: hai già dimenticato lo scandalo Cambridge Analytica? E ti sei chiesto come mai Facebook sia gratuito ma il suo creatore è uno degli uomini più ricchi del pianeta?

La soluzione c’è: è l’open source

Una migliore sicurezza su quali dati vengono presi e come vengono utilizzati ci sarebbe: l’open source (in italiano sorgente aperta).

In pratica, le App (i software) open source sono scatole che possono essere aperte e ci si può guardare dentro. Al contrario, i software non open source (App proprietarie) sono scatole chiuse: o prendi il pacchetto così com’è o niente.

E noi il pacchetto ce lo prendiamo così com’è, senza fare troppe domande; anzi, mentre lo scarichiamo ci scocciano gli avvertimenti sull’uso dei dati.

Le alternative open source ci sono: esistono altre App per videochiamare, alternative più sicure di WhatsApp (ad esempio Signal o Session) e persino alternative a Facebook (tipo Diapora o Vero). Esiste Linux al posto di Windows e MacOs. Ma allora perché non le utilizziamo? Per pigrizia. Il premio Nobel Richard Tahler ci ha mostrato che l’essere umano è un animale pigro. Se può, non cambia.

In conclusione

Essere prudenti è importante. Se però vi fanno notare che avete un atteggiamento un po’ troppo sospettoso e vi accorgete che tendete a leggere i comportamenti e le intenzioni altrui come ostili, allora forse è il caso che facciamo una chiacchierata.

(fermo restando che il fatto che sei paranoico non esclude che ci siano i complotti)


Per approfondire

Un buon prodotto Open Source sarà sempre e comunque più sicuro, verificabile e migliorabile di un prodotto di cui non conosciamo il codice sorgente.
La garanzia è data dalla trasparenza e dalla costante condivisione con una comunità di sviluppatori. Solo conoscendo forze  e debolezze di un sistema, se ne possono perfezionare costantemente la stabilità l’affidabilità e la sicurezza.
Questa caratteristica è cruciale per le organizzazioni che trattano dati fortemente sensibili e riservati.
Per esempio l’amministrazione pubblica francese e vari governi di tutto il mondo hanno imposto alle proprie amministrazioni l’uso di software Open Source. Tempo fa un presidente del Brasile ha dichiarato: “È da incoscienti affidare tutte le informazioni del proprio Stato o della propria azienda a società di software proprietario, le cui funzionalità meno evidenti sono ignote in quanto non ne si può verificare o modificare il sorgente ”.
In Italia vari ministeri ed enti locali di ogni parte politica si stanno indirizzando, pur con un certo ritardo, in questa direzione. Dal 2019 le pubbliche amministrazioni hanno l’obbligo di di pubblicare in open source tutto il proprio codice e di valutare software già esistente prima di realizzarne di nuovo.

Il Sole24Ore

dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.