Come ci formiamo la percezione che l’altro sia uguale a noi o differente da noi? E questo cosa implica?

Gli esseri umani sono tutti uguali?

Ogni essere umano è irripetibile, cioè differente da tutti gli altri. Esistono milioni di differenze tra un essere umano e l’altro. Le differenze sono la base dell’unicità di ciascuno di noi.

Fin da bambini facciamo esperienza della nostra alterità, scopriamo presto che esiste una fondamentale differenza tra “io ” e “tutto ciò che non-è-io”. Crescendo prendiamo consapevolezza del fatto che abbiamo pensieri, gusti, opinioni, sensazioni fisiche differenti da quelle degli altri.

D’altra parte sentiamo di appartenere ad un insieme più vasto, di poter comunicare con gli altri proprio perché siamo uguali. Ci riconosciamo in gruppi via via più vasti: la famiglia, il quartiere, la città, la nazione, il continente, la razza umana.

Ma allora perché “il diverso” viene discriminato? E perché sentiamo l’esigenza di ribadire l’eguaglianza degli esseri umani?

Da che punto guardi il mondo tutto dipende

Il problema non è riconoscere che esistono differenze, ma affermare che ciò che è differente (da me) è peggiore.

La vera domanda quindi è: differenti o uguali…. rispetto a cosa?

Ecco, è un problema di prospettiva. La fisica ci ha dimostrato che tutto è relativo, cioè le cose assumono un valore in base al punto di osservazione. Valutare una cosa “uguale” o “differente” dipende da due fattori:

  1. Il punto di osservazione
  2. Il livello di dettaglio

Il punto di osservazione

Io sono uguale a milioni di altri uomini se prendiamo come oggetto il sesso genetico (cromosoma Y), il ceto sociale, la lingua parlata, il livello di prestazioni ai test di intelligenza o l’età. Sono differente da molti altri se consideriamo il colore degli occhi, l’altezza, la densità ossea, il modo di vestire, la musica che mi piace, la simpatia, la serietà, l’onestà… (ho usato volutamente categorie via via più sfumate e arbitrarie).

L’uguaglianza e la diversità non esistono. Non sono qualità intrinseche di un oggetto ma proprietà relazionali. Esistono solo nel momento in cui metto in relazione due oggetti. Il filosofo Bertrand Russell lo spiegava con questo esempio: Quando dico che una mela è rossa e un’altra mela è verde, “rosso” e “verde” sono due proprietà che appartengono all’oggetto. Se invece dico che la mela A differisce dalla mela B, la “differenza” non è una qualità né di A né di B ma è tra le due mele. (→ approfondimento).

Figura e Sfondo: in base a quale colore metti in primo piano e quale sullo sfondo vedrai due immagini differenti.

La minore o maggiore uguaglianza sono una costruzione mentale che si basa sul processo gestaltico di Figura e Sfondo. Vi faccio un esempio personale: mi capita molto spesso che le persone vedano alcune grafie che utilizzo per il Test della Scrittura e mi dicano:

«È identica alla scrittura di mia moglie!» (o di mio figlio, del mio capo etc.)

Poi guardo la scrittura della moglie, del figlio o del capo ed è completamente diversa. Spessissimo le persone chiedono al grafologo:

«Scrivo sempre in modo diverso, che significa?».

Gli chiedi un quaderno e scopri che negli ultimi venti anni non ha cambiato grafia. Perché succede questo? Perché l’esperto di psicologia della scrittura utilizza alcuni indici per valutare una grafia; magari a voi colpiscono molto gli svolazzi e le dimensioni e non fate caso all’inclinazione o al tipo di legamenti, mentre al grafologo interessano più la pressione e il rapporto tra le zone e considera poco influenti il calibro e gli svolazzi.

Questo esempio fa capire che la percezione di essere “uguali” o “diversi” dipenderà da quali aspetti prendi in considerazione (oggetti in primo piano) e quali invece consideri irrilevanti (oggetti sullo sfondo).

Livello di dettaglio

Dwayne Johnson

In base a quello che abbiamo detto, possiamo affermare che io ho lo stesso fisico di Dwayne Johnson. Nel senso che entrambi abbiamo passato i 45 anni, abbiamo due braccia, due gambe, due occhi, la testa rasata etc.

Ma è proprio così? Se andiamo più in dettaglio, la forma della sua testa e della mia non è esattamente uguale. Decisamente le braccia, il petto e le gambe non hanno lo stesso volume.

In altre parole, più ci avviciniamo con lo zoom e più gli oggetti mostrano differenze. Diceva Basaglia: «Da vicino nessuno è normale». Ma questo è un altro argomento.

Uguale è bello

C’è un grosso equivoco semantico legato alle parole “uguale” e “diverso”. Tendiamo ad attribuire un valore positivo a “uguale” e un valore negativo a “diverso”. Da una parte abbiamo una tendenza all’omologazione, a voler essere come tutti e fare come tutti. È alla base delle spinte sociali del conformismo (usano tutti WhatsApp? anche io uso WhatsApp!). L’esperimento di Asch lo spiega in modo molto esplicito.

Abbiamo però anche una tendenza contraria, quella all’individualismo.. Non ci piace sentirci uguali, vogliamo essere unici (vedi l’articolo sull’autodiagnosi di autismo). Il marketing si è appropriato di questa spinta per cui spesso finiamo per distinguerci in modo omologato. Ma questo è un altro argomento.

Quindi, da una parte vogliamo essere come tutti gli altri, perché essere come gli altri ci fa sentire OK e al sicuro. Ma poi vogliamo distinguerci perché essere “uno qualsiasi” mortifica il nostro bisogno di riconoscimento per quello che siamo (unici e irripetibili).

La percezione di ciò che è diverso come qualcosa di pericoloso non è una scelta. La psicologia sociale ha dimostrato tramite numerosi esperimenti (Lewin, Moscovici etc.) che quella dell’in-gourp = positivo e out-group = negativo è una dinamica che si instaura in modo automatico fin dall’infanzia.

Flessibilità e curiosità

A causa di questa connotazione negativa della diversità, i movimenti che lottano per l’uguaglianza dei diritti e della dignità tendono o a voler negare le differenze (“non è vero che siamo diversi, siamo tutti uguali, e chi dice il contrario è un discriminatore!”) o a ribaltare il processo e svalutare l’altro (“siete voi che siete sbagliati”).

Vale per i movimenti femministi, per il black people, per gli omosessuali, per gli Asperger, per qualsiasi categoria senta il peso della discriminazione.

La soluzione ai conflitti non si ottiene facendo finta che non esistano o negarli. Le differenze vanno riconosciute, capite, accettate e valorizzate. Ciò che va modificato è l’egocentrismo rigido, cioè quel vedere il mondo senza saper alternare figura e sfondo e identificando ciò-che-è-me con il bene e ciò-che-non-è-me con il male.

La curiosità, la conoscenza e la flessibilità sono la cura ad ogni intolleranza e discriminazione.

Categorie: FRAMMENTI

Dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.