RACCONTI

Da piccolo guardai di nascosto Labyrinth, terrorizzato dallo sguardo sinistro di David Bowie. Mi sorbii tutti e 5 i Fantaghirò sopportando per amore di Italo Calvino l’insulso caschetto di Alessandra Martinez e la recitazione – come definirla? audace? acerba? discutibile? – di Kim Rossi Stuart.

In quegli stessi anni riuscii ad evitare la serie Conan (Conan il barbaroConan il distruttore e i vari spin-off) e il film Dungeons&Dragons, ma, purtroppo, non sono stato altrettanto scaltro da adulto e mi sono visto i primi due film della serie Narnia. Nonostante avessi letto la trilogia di C.S. Lewis e l’avessi trovata pessima – molto meglio secondo me A viso scoperto, le Lettere di Berlicche e Sorpreso dalla gioia – vidi il primo perché, pensavo, magari la resa cinematografica migliora il prodotto.
Grosso errore.
Il secondo lo vidi perché a volte l’amicizia richiede qualche sacrificio.

È solo per la giovane età e per il puro amore verso il romanzo di Michael Ende (del quale continuo a preferire Momo, comunque) che ho visto La storia infinita e mi sono fatto piacere il ridicolo orsacchiotto iridato Fùcur (in italiano Falcor, probabilmente per non confonderlo con l’allora celebre lassativo Fave di Fuca, immagino).

Penso che Ladyhawke sia un capolavoro, soprattutto oggi che riesco ad apprezzarne le ambientazioni, i costumi e la colonna sonora di Andrew Powell (The Alan Parsons Project).

E a proposito di colonne sonore, anche se non tutti rientrano nel genere fantasy, non posso non citare i film di Tim Burton.

In particolare mi commuovono il tanto bisfrattato Big Fish – Le storie di una vita incredibile (ve lo consiglio) e le atmosfere gotiche da Famiglia Addams di Nightmare Before Christmas e La Sposa Cadavere. In tutti e tre i film le musiche di Danny Elfman sono meravigliose.

Il mio videoregistratore ha consumato le videocassette di Star Wars. Tutte tranne quella dei contenuti speciali. Poi ho consumato i DVD. E ora sto cercando di consumare i blu-ray, prima che la tecnologia blu-ray diventi meno moderna del disco solare azteco.

Ho sempre pensato che uno dei motivi per cui ho deciso di diventare psicoterapeuta sia stato Obi-Wan Kenobi che educava Luke Skywalker e il maestro Yoda su Dagobah (“No! Provare no. Fare! O non fare. Non c’è provare!”).

Quando ho scoperto che il mestiere di psicologo è tutt’altro era troppo tardi.

Per sette anni ho aspettato con trepidazione il capitolo successivo di Harry Potter e ho visto la versione integrale de Il Signore degli Anelli almeno cinque volte – anche se di entrambi continuo a preferire di gran lunga i libri alle trasposizioni cinematografiche.
Però la prima volta che vidi sullo schermo Hermione Granger esclamai: è lei! manco avessi rivisto sullo schermo la mia fidanzatina delle elementari. Stessa cosa quando vidi Gollum. Ma era meno simile alla fidanzatina.

E mi sono emozionato… No, non quando Gandalf cade nella voragine di Moria: lo sapevo da 20 anni che era uno dei Maiar. E comunque sono convinto che il Balrog sia una delle creature mostruose più brutte che sia mai stata concepita al cinema (dopo i mostri di Ed Wood, chiaramente).

O meglio: lo credevo finché non ho visto il deludentissimo, insignificante, superfluo ragno Shelob. Era meglio se Peter Jackson si fosse fatto prestare “Aragog signore degli aracnidi”.

O meglio: ero convinto che Shelob fosse il peggiore dei mostri possibili fino all’anno scorso, quando ho visto il re degli hirc nel primo stolidissimo film della trilogia de Lo Hobbit.

Mettetevi nei miei panni: conoscevo a memoria Guerre Stellari: vi pare che dopo aver visto morire Obi-Wan e scomparire Yoda nella piccola tunica afflosciata avrei potuto commuovermi quando muoiono Silente o Gandalf?
Sarebbe come rimanere stupiti quando si capisce chi sono i fantasmi di The Others dopo aver visto Il sesto Senso (nel quale Bruce Willis interpreta il Dr. Malcolm Croweè, uno psicologo infantile).

Probabilmente questi gusti cinematografici hanno influenzato la mia attuale preferenza per le tecniche terapeutiche in cui si utilizzano l’immaginazione, la fantasia e la creatività. O forse oggi, che so quanto siano importanti queste dimensioni psichiche, apprezzo molto di più il genere fantasy/fantascientifico. Più probabilmente sono cere entrambe le cose, ma è comunque bello recuperare ne lavoro di oggi un pezzo (peraltro piacevole) del proprio passato.


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.