La favola del Principe Rospo può essere letta anche dalla parte del Rospo. Ma cercare una principessa che mi faccia diventare l’uomo che desidero essere è una buona idea? Ne siete sicuri?

Fin dall’infanzia viene insegnato alle bambine che se desiderano sposare un principe e diventare principesse devono:

  1. cercare un rospo
  2. prenderlo delicatamente tra le mani
  3. baciarlo
  4. baciarlo di nuovo
  5. baciarlo ancora
  6. baciarlo ancora
  7. baciarlo ancora e ancora
  8. continuare a baciarlo finché non diventa un Principe Azzurro.

Purtroppo, come ho spiegato in “Se vuoi un principe non baciare un rospo“, la vera morale della favola del Principe Ranocchio è che per quanto ci si sforzi, se si desidera diventare Principesse occorre baciare un principe. La favola può essere letta anche dal punto di vista del rospo:

Anche se ti fai baciare da milioni di principesse, rimarrai sempre un rospo.

Chi nasce principe e chi nasce rospo

Eric Berne usava questa favola per spiegare la sua teoria del Copione: tutti nasciamo Principi, ma alcuni si convincono di essere Rospi e si comporteranno come tali per tutta la vita.

Se pensiamo di aver avuto la sfortuna di nascere Rospi ci basta trovare una bella principessa e zac! verremmo subito trasformati da anfibi viscidi e bitorzoluti in Principi biondi e altoatesini. Una vita passata all’insegna dell’attesa, ad aspettare la principessa giusta, quella che ci trasformerà in uomini realizzati. La principessa può essere una donna, ma può anche essere il lavoro giusto, l’età in cui i figli…, il gruppo di amici con cui finalmente…, la città o la Nazione in cui potrò…

Ogni essere umano nei primi 5-6 anni scrive un piano di vita, cioè la trama di un copione che reciterà inconsapevolmente, coinvolgendo in esso anche le persone che gli stanno intorno (“giochi psicologici”) fino alla conclusione del copione, che può essere drammatica, vincente o tragica.

Ovviamente il nostro copione non lo scriviamo tutto da soli: dentro ci sono le ingiunzioni e la programmazione da parte dei nostri genitori, nonni e familiari, la nostra reazione a tali ingiunzioni (“spinte”), i miti familiari e le regole socioculturali…. In pratica il Copione consiste nella posizione che prendiamo rispetto all’esperienza relazionale precoce, un po’ come se il bambino dicesse: «Ah sì? Il mondo è così? Allora io farò…».

L’ATSC, che integra la teoria di Lorna S. Benjamin, spiega con più precisione che durante l’infanzia le figure importanti vengono interiorizzate e trasformate in Modelli Operativi Interni attraverso tre processi di copia: 1) fare come loro; 2) comportarsi come se ora rispondessimo ancora a loro, 3) trattare noi stessi come loro ci trattavano.
Tutto questo per ottenere la prossimità e l’affetto dei nostri caregivers.

In pratica, da bambini impariamo ad essere fedeli al desiderio (implicito) dei genitori e continuiamo a essere leali a questo desiderio fino a quando il genitore non ci darà quell’affetto che desideriamo – che in molti casi non arriverà mai. Il bambino si dice: «Ah sì? Se per ottenere amore devo fare così, allora mi comporterò così finché non mi amerai».

L’unico risultato a farsi baciare da tutte le principesse che si incontrano sarà nel migliore dei casi che ti ritroverai coperto di rossetto, nel peggiore dei casi un herpes.

Ma mai, nella vita reale, mai succederà che da rospo ti trasformerai in principe.

«Anche se ti fai baciare da milioni di principesse, rimarrai sempre un rospo»

Devo rimanere un rospo?

Che cosa fare, allora? Le donne hanno una soluzione per diventare principesse: possono sposare un principe (parlo di uomini e donne in senso metaforico: il discorso ovviamente vale per  entrambi). E gli uomini-rospi? Sono condannati a rimanere rospi a vita?

Sì. Se sei rospo rimarrai rospo.

Capiamoci, certo che si può smettere di sentirsi e comportarsi da loser. Berne scriveva che i Rospi (nel senso di perdenti) possono diventare Principi (cioè persone vincenti) con la giusta psicoterapia, con un innamoramento o con un’esperienza forte.

Ma se quando pensi a te stesso come un Rospo stai pensando che le caratteristiche che hai (fisiche, intellettuali, emotive…) non siano ok, allora no: non potrai mai diventare un Principe. Non diventerai qualcos’altro. Perché ognuno è ciò che è e non c’è niente che non va in te.

Io sono convinto che i rospi sono rospi e che i principi sono principi. Soltanto se abiti nella casetta di marzapane con gli unicorni rosa che brucano nel prato può succedere che un rospo diventi un essere umano. Nel mondo reale no.

Però questo non significa che non ci puoi fare niente. Ecco un paio di cose che puoi mettere in cantiere:

  1. Accetta di essere rospo e smettila di cercare di sedurre le Principesse sperando che avvenga il miracolo. Non avverrà. È dura accettarlo, ma meno dura di quanto sembri.
  2. Prova a vedere se per caso la vita da rospi può avere un lato piacevole: saltellare da una foglia di ninfea all’altra, tra fiori di loto e tramonti che si specchiano nello stagno può essere divertente e appagante. Ma se stai fermo ad aspettare che arrivi la Principessa delle favole non lo scoprirai mai.

Chissà che non capiti che rinunciando a diventare principe non troverai una bella ranocchia affettuosa e sola come te insieme alla quale accoccolarti sulla stessa foglia e gracidare alla luna?


Film suggerito

La favola del Principe Ranocchio è piena di spunti e molto interessante. mi piace moltissimo. Ma preferisco di gran lunga il finale del film di animazione Shrek
È divertente, pieno di citazioni argute e la trama non è per niente scontata.
Se non l’hai visto non ti anticipo come va a finire. Ma ti consiglio di vederlo. Magari con il tuo rospo o la tua ranocchia accanto.


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.