La Bignardi fa il test di Rorschach. Il CNOP interviene ma quasi nessun psicologo lo sa. Come mai dell’Ordine Nazionale nessuno sa mai niente?

Daria Bignardi gioca a fare la psicodiagnosta con le tavole del Rorschach. Il CNOP si attiva subito per la tutela. I colleghi sanno che si è attivato subito? No. E perché?

L’home page dell’Ordine (www.psy.it) mostra numerose iniziative, atti concreti e prese di posizione da parte dell’Ordine Nazionale. Notizie che – al pari di questa della Bignardi – non conosce nessuno*. I colleghi seguono le attività del CNOP? No. E perché?

Parlando con molti colleghi (troppi!) scopro che non sanno neppure cosa sia il CNOP, cosa faccia, da chi è composto… I colleghi se ne interessano? No. E perché?

Perché il CNOP non sa comunicare.

Non condivide le notizie su Facebook, su Twitter, su LinkedIn, non invia newsletter… Anzi, rende quasi impossibile condividere le news e i comunicati che pubblica (sono in pdf!). Siamo nel 2015: Giardina e gli altri consiglieri del CNOP non sanno che, come diceva Caterina Guzzanti, “se non stai sul web non esisti”?

Lo sappiamo tutti, ci sono i professionisti della fuffa e della supercazzola che comunicano molto senza avere contenuti e azioni reali. Il CNOP invece anche quando ha i contenuti e fa azioni reali non comunica o le comunica coi pdf, che equivale a non comunicarle. Un esempio recente riguarda il ricorso al TAR sulla questione del counseling: nessuna spiegazione, nessun dialogo con gli iscritti…

Agostino d’Ippona diceva che non si conosce se non ciò che si ama e non si ama se non ciò che si conosce. Come possiamo noi psicologi appassionarci alla professione se non conosciamo ciò che fanno le persone che abbiamo eletto?

Riflessione più ampia (per chi ha voglia di approfondire)

Accusare i colleghi di menefreghismo, di pigrizia, di mancanza di senso corporativo etc. è semplicissimo. Si spara sulla Croce Rossa. Che i colleghi siano disinteressati alla gestione pratica della loro stessa professione è un dato di fatto incontrovertibile. Ma la vera domanda è: come mai gli psicologi sono disinteressati?

Rispondo sinteticamente guardano la questione sotto 4 prospettive.

  1. Dal punto di vista culturale, siamo italiani. La coscienza sociale non è mai stato un tratto distintivo della nostra cultura. In questi ultimi anni in particolare la partecipazione (votazioni, referendum etc.) è calata sempre più drasticamente fino ad arrivare a picchi di astensione del 70%.
    Gli psicologi italiani in questo sono più italiani degli italiani. Quando dovemmo votare la modifica del Codice Deontologico votò solo il 13% degli psicologi (e non bisognava neppure andare alle urne, si doveva solo imbucare una lettere preaffrancata!). Alle votazioni per eleggere i consiglieri regionali non si arriva mai in prima votazione per cui basta una piccola parte dei colleghi e anche così si raggiunge il quorum per un pelo o, spesso, non si raggiunge e si deve rivotare.
  2. Se facciamo una diagnosi storica la risposta è sotto gli occhi di tutti: l’Ordine, sia a livello territoriale che nazionale, è sempre stato un organismo distante, pesante e inutile. Non ha ottenuto praticamente nulla sul piano istituzionale, non facilita la vita professionale degli psicologi, non influisce sulle leggi e gli ordinamenti dello Stato, non è stato capace di darsi una prospettiva a lungo termine per cui ora ci ritroviamo con uno psicologo in ogni condominio e un tasso di disoccupazione tra i più bassi in assoluto e guadagni da lucidascarpe dell’800.
    Viene percepito come un ente inutile che chiede soldi, elargisce potere e poltrone a pochi “furbetti” e in cambio non dà niente.
  3. Dal punto di vista gruppale, il sentimento più radicato è la sfiducia. Gli Ordini territoriali sono cambiati 1 anno fa. Il CNOP pochi mesi fa. Ogni volta che c’è un ricambio nelle cariche si possono assumere 2 prospettive: si può essere cinici e dire che cambiano le facce ma le cose restano come sono. O si può essere fiduciosi e sperare che le promesse già sentite tante volte siano finalmente realizzate.
    E – aggiungo io – oltre a sperare ci si può anche rimboccare le maniche e fare qualcosa per cambiare. Già interessarsi e “sorvegliare” che le promesse vengano mantenute è un segnale di partecipazione e democrazia, perché la democrazia è fatta di pesi e contrappesi, controllati e controllori. Se mancano i controllori, i controllati fanno gli interessi propri, magari anche in buona fede, invece che fare gli interessi della categoria (ovviamente qualunque forma controllo viene osteggiato in modo aspro e con mezzi sleali e meschini da parte chi deve essere controllato…).
  4. Prendendo spunto dalla vicenda della Bignardi, penso ci sia anche un altro motivo: la comunicazione. Come ho detto sopra, il CNOP non sa comunicare. Ma attenzione a non confondere informazione e comunicazione: informare è il primo passo.
    1. dare le notizie = trasparenza, aggiornare i siti, mettere a disposizione degli iscritti i documenti, i regolamenti, le decisioni etc.
    2. informare in modo efficace = scrivere in piccolo, in angoli remoti, scrivere in burocratichese etc. non significa aver messo a disposizione le informazioni. È un modo ipocrita per occultarle e renderle inaccessibili:
    3. dialogare = l’informazione è comunicazione a senso unico. È necessario il feedback, lo scambio, dare modo di confrontarsi, di ricevere richieste di spiegazioni e di interloquire. In modo ufficiale: siamo nel 2015, possibile che Ordine non sappia dotarsi di un ufficio che dialoghi con gli iscritti? Ok le pagine personali, ma sono, appunto, personali. Ci vuole anche un canale trasparente e istituzionale.

Il sito web del CNOP è graficamente vecchio e poco funzionale. Dopo mesi, ad esempio, ancora non hanno aggiunto il profilo di metà dei consiglieri (http://www.psy.it/cnop/organigramma.html), per dire una cosa banalissima.

Non so chi si occupa del sito internet e della comunicazione del CNOP, ma non si potrebbe iniziare a curare maggiormente l’aspetto del dialogo con gli iscritti e la condivisione delle azioni che intraprendono?

* uso generalizzazioni come “nessuno”, “gli psicologi”, “tutti”, “mai” per non appensantire l’articolo ed evitare di puntualizzare ogni volta che si tratta della maggior parte degli psicologi. Del resto, dato che io questi comunicati li leggo, già non potrei dire “tutti” gli psicologi, no? 🙂


dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.