Perché molti psicologi sono restii a confrontarsi con le percentuali e i numeri relativi alla professione? Cerchiamo di capirlo proprio grazie alla psicologia.

La metà degli psicologi guadagna meno di ottomila euro l’anno (circa 670€ al mese). L’80% non arriva a 20.000€ l’anno. La laurea in Psicologia è tra le meno spendibili nei concorsi pubblici e in altre posizioni. Il numero di psicologi in Italia negli ultimi dieci anni è raddoppiato: da 34.000 a 72.000 e continua a salire.

Gran parte degli psicologi ha due tipi di reazioni di fronte a questi dati: li nega o li vive in modo sadico e ambivalente.

Primo tipo di reazione:

IL DINIEGO

L’Apocalisse arriverà il 22 ottobre 1844 dicevano i milleriti. Il mondo finirà nell’ottobre del 1914 dicevano i Testimoni di Geova. Quelle date passarono ma il mondo continuava a girare nella sua pigra mediocrità. Ciononostante molti fedeli decisero di restare e continuare a credere.

Non potevano accettare di aver creduto in una bugia. Attaccarono con astio chiunque li mettesse di fronte alla verità, e cioè che il mondo non era finito. Si fermarono alle prime due fasi del lutto: negazione e rabbia.

I seguaci reagirono in questi modo anche dopo il fallimento della seconda e della terza data dell’Apocalisse.

Si convinsero che “gli avversari” avevano capito male. Erano loro ad avere frainteso i dati. Anzi, i dati non erano veri. Erano una mistificazione. I dati non esistevano (e infatti cercarono di cancellarli da tutti i documenti).

La dissonanza cognitiva

Ma perché negavano i dati di realtà con tanta ostinazione? Perché avevano investito troppo. Per anni avevano cercato di convincere parenti e amici, avevano fatto scelte radicali e speso moltissime energie.

Non potevano cancellare tutto questo con un colpo di spugna. L’unica alternativa era deformare la propria percezione della realtà fino a che la realtà non fosse somigliata a quella che desideravano. Accettare il dato così com’era avrebbe messo in crisi il vissuto e l’immagine personale e sociale che si erano costruiti in tutti quegli anni.

È il fenomeno della Dissonanza Cognitiva descritto da Festinger.

I bias degli psicologi dissonanti

Anche chi ha intrapreso il percorso per diventare psicologi ha investito energie, tempo e denaro. Proprio come i fedeli millenaristi, ha passato anni a convincere genitori, amici e chiunque mettesse in dubbio la scelta di studiare psicologia. Quelli che dicono che vivere con la professione di psicologo è difficile, dà poca gratificazione economica, non permette in molti casi di mantenersi e di mantenere una famiglia etc. sono “gufi”. Sono invidiosi. O forse sono incapaci che riversano la loro frustrazione su di lui, che invece riuscirà sicuramente.

Arriva il momento in cui però il neopsicologo inizia a fare i conti con la realtà.

Nonostante l’impegno, l’entusiasmo, ulteriori investimenti in formazione etc. la libera professione non decolla. Dopo tutte le discussioni, le litigate, le ore spese a progettare non può ammettere di essersi sbagliato.

Per difendersi dall’angoscia mette in atto alcuni bias cognitivi:

Bias di conferma. È il fenomeno per cui ci circondiamo di persone in linea con le nostre convinzioni ed evitiamo tutto ciò che le mette in discussione. Questo bias è rafforzato dalla “bolla informativa” per cui in internet troveremo prevalentemente informazioni che confermano le nostre idee e le nostre abitudini.
«La psicologa X su Facebook ha detto che lei guadagna tantissimo». «Il consigliere dell’Ordine X ha scritto che c’è tantissimo lavoro per gli psicologi». «L’amico di mio padre fa lo psicologo e ha la Porsche». «Nel gruppo “studenti di psicologia” dicono tutti che non è vero che non si guadagna».

Bias della invincibilità personale (optimistic bias). Può essere riassunto nella frase “a me questo non capiterà”. È il fenomeno che ci porta a sottostimare la possibilità di fare un incidente, di essere traditi, di avere un tumore, di divorziare.
«Gli altri psicologi guadagnano poco perché sono incompetenti, sono incapaci, non ci credono abbastanza. A me questo non capiterà».

Bias del pavone (self-enhancing transmission bias). È un bias fortemente amplificato dai social. Su Facebook e Instagram le persone mostrano vite ideali, di successo, condividendo solo informazioni positive e nascondendo i fallimenti.
«Tutti gli psicologi che seguo su TikTok raccontano di quanto sono felici del loro lavoro». «Ho un sacco di amiche psicologhe su Instagram e mostrano sempre foto di vacanze favolose, partecipazioni a convegni… E hanno tutti figli! Significa che se la passano bene facendo le psicologhe!»

Secondo tipo di reazione:

IL SADISMO AMBIVALENTE

C’è invece chi, all’opposto, reagisce all’angoscia negando l’intrapsichico e aggredendo l’oggetto frustrante.

«Spinta dalla fame una volpe tentava di raggiungere un grappolo d’uva posto sin alto sulla vite, saltando con tutte le sue forze. Siccome non riusciva a raggiungerla, esclamò: “Non è ancora matura; non voglio coglierla acerba!”»

Fedro, La volpe e l’uva

La volpe è attratta dall’uva, ma quando si confronta con il dato di realtà – e cioè che l’uva non gli darà ciò che desidera – la aggredisce con la svalutazione.

Potremmo definirlo uno stile di attaccamento insicuro. Nella Strange situation i bambini con attaccamento insicuro protestano per la separazione ma poi mostrano indifferenza (evitante) o rifiutano attivamente ogni forma di consolazione (ambivalente) e possono arrivare ad agiti oppositivi e provocatori nei confronti della mamma.

Anche gli psicologi che riconoscono i dati di realtà e la propria delusione in realtà non hanno superato la seconda fase del lutto. Gli psicologi dissonanti, come abbiamo visto, esternalizzano la negazione e la rabbia: minimizzano o negano che i dati siano reali e aggrediscono “gli avversari”, cioè chiunque osi mettere in discussione le proprie convinzioni. Gli psicologi delusi, invece, interiorizzano sia la negazione che la rabbia: non danno a sé stessi il permesso di sentire la delusione e aggrediscono il proprio sogno di essere psicologi, alleandosi con “gli avversari”.

Questo tipo di psicologi (di gran lunga minoritari rispetto a quelli del “se vuoi puoi”) provano quasi un godimento sadico ogni volta che trovano un’ulteriore prova di quanto la professione di psicologo sia inutile, non redditizia, poco rispettata e i colleghi inetti, incapaci. E sentono la compulsione a condividere queste informazioni tramite screenshot, link o post sui social.

Bias della negatività. È una distorsione cognitiva che fa percepire in modo amplificato la portata negativa di certi elementi mentre vengono minimizzati gli aspetti positivi o di successo.
«Tra le lauree necessarie per il concorso X non è presente psicologia, quindi la laurea in psicologia è carta straccia, non ha nessun valore».

Ottenere uno sguardo equilibrato sulla professione

Liberarsi dai bias non è facile. Noi psicologi ci troviamo tra la Scilla della depressione e il Cariddi del gioco d’azzardo patologico

Molti psicologi passano anni a progettare la propria vita professionale con dinamiche di chasing, cioè quel comportamento di “rincorsa delle perdite” che porta il giocatore a continuare a scommettere nella speranza della “vincita riparatoria”. Continuano ad investire mesi, anni di volontariato gratuito, a investire denaro in corsi di formazione nonostante abbia già subito ingenti perdite in termini di denaro e di anni di vita. Invecchiano continuando a sperare che un giorno vinceranno il concorso come ha fatto l’amica (Avaliablity of other wins) o che l’ennesima certificazione porterà necessariamente a un rovesciamento della propria situazione (Gambler’s fallacy).

D’altro canto, prima di accantonare il proprio progetto di diventare psicologi è necessario mettere impegno e chiederci se abbiamo valutato tutte le strategie e le opzioni.

L’atteggiamento che auguro a voi e a me stesso è di essere sempre capaci di accogliere in modo aperto il confronto; di saper valutare in modo realistico noi stessi e il mondo di cui facciamo parte; di saper riconoscere in tempo quando è il momento di smettere di investire. Ma soprattutto mi auguro e vi auguro di sapere accettare che non tutti nostri progetti, per quanto intensamente amati, potranno realizzarsi.


Dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.