STRUMENTI PER PSICOLOGI

La psicologia è nata nel dualismo e, a distanza di più di un secolo, sono ancora visibili le profonde fratture. Le teorie psicologiche infatti si muovono più per contrapposizioni che per integrazioni: il comportamento dipende dalla natura o dalla cultura? Dai geni o dall’educazione? La psicoterapia cura l’anima o il cervello? È un’arte o una scienza? Cognitivismi o psicodinamismi?

In fondo non ci siamo allontanati molto dalla contrapposizione tra soma e sema (Platone), ente ed essenza (Tommaso), spirito apollineo e spirito dionisiaco (nietzche), Seele e Geist (Klages).

Personalmente credo che ogni posizione assoluta sia miope e limitante. Per citare Star Wars: “solo i Sith vivono di assoluti”.

La tentazione della Tecnica Risolutrice

La tentazione di ridurre il processo psicoterapeutico in una magia è sempre dietro l’angolo. E questo vale sia per la magia scientifica che per la magia spiritualistica (William James).

Nei due schieramenti troviamo da una parte gli psicoterapeuti che hanno la tentazione di trasformare la psicoterapia in una Fabbrica della Guarigione, piena di protocolli, procedure, tecniche, strategie.

Dall’altra quelli che tentati dal ridurre la psicoterapia in una Mistica della psiche, fatta di sensazioni, intuizioni, interpretazioni, in cui il processo terapeutico è sempre altro, “totalmente altro” (Horkheimer).

Equilibrio, flessibilità e integrazione sono imprescindibili per fare psicoterapia, per me.

Con il paziente “faccio delle cose”. Non faccio cose a caso, non improvviso: mi baso sulle conoscenze e sulle esperienze pratiche di migliaia di professionisti prima di me.

Sono consapevole che siamo sulle spalle dei giganti. Non ho la presunzione di inventare la ruota. Sono anche consapevole che a volte i giganti possono stare sulle nostre spalle, schiacciandoci in un dogmatismo rigido. L’umiltà e la flessibilità sono gli antidoti.

Se “fai cose” con il paziente, se sei consapevole del motivo per cui scegli di comportarti con lui in un certo modo anziché in un altro e riproponi quel modo ogni volta che si creano condizioni simili, allora usi “tecniche”. E anche se ad alcuni questa parola provoca allergia, le cose stanno così.

Diagnosi o impressione?

Allo stesso modo in quanto psicologo do un nome a ciò che vedo nel paziente. E ciò che vedo non lo vedo in modo casuale o arbitrario ma lo vedo in modo esperto, con la saggezza, la cultura e la scienza di una disciplina che esisteva prima di me (e che esisterà anche dopo di me).

Essere non giudicante non significa essere naif o leggere i processi del paziente in modo caotico. A differenza dei non psicologi, tu psicologo non solo sai guardare ma sai cosa guardare e sai cosa cercare nel caso in cui il paziente non te lo mostri. E i vari pezzi che raccogli non li getti alla rinfusa in un caleidoscopio ma li ordini in base a ciò che conosci del funzionamento psicologico.

Questo significa che fai diagnosi, anche se alcuni provano ribrezzo per questo termine.

In realtà come non puoi non influenzare (cit. Watzlawick), non puoi neanche evitare di concettualizzare i processi del paziente.

Tutto si riduce a questa scelta: darai parole tue, concetti parole inventate? Oppure con umiltà utilizzerai le parole della comunità scientifica mondiale alla quale appartieni?

E ti fermo subito: certo che le parole saranno limitate. Certo che non descriveranno mai l’intera esperienza (quali parole lo fanno?). Certo che non si può racchiudere l’intera realtà in costrutti, perché “la mappa non è il territorio” (Korzybski). Certo che corri il rischio di categorizzare ed etichettare.

Ma la rigidità non è nelle parole ma nel modo in cui le utilizzi.

Ogni persona è irriducibile

Jung scriveva che ci vorrebbe un manuale di psicologia per ogni individuo. La competenza di uno psicologo sta nel tenere a mente contemporaneamente e in modo flessibile l’astrazione scientifica e l’unicità e irrepetibilità dell’individuo.

Ogni sapere, ogni scienza è una definizione di campo (letteratura, fisica, psicologia, ingegneria, sociologia…) e implica un oggetto di osservazione – quindi livelli di astrazione e generalizzazione -, uno scopo, un vocabolario e metodi propri (qui ho preso un prestito l’epistemologia da Wittgenstein a Laudan). Anche quando osserviamo lo stesso comportamento, noi psicologi abbiamo un punto di osservazione nostro, diverso dall’economista, dal sociologo o dal medico. Lo comunichiamo con un vocabolario nostro, interveniamo con pratiche e scopi nostri.

(Semmai il problema della psicologia è che ha sempre più abdicato al vocabolario in nome della “divulgazione”, ma questo è un altro argomento).

Un livello troppo alto di astrazione allontana il terapeuta dalla persona reale che ha lì davanti a sé. Un livello troppo basso di astrazione lo allontana dalla scienza.

La tentazione della “Tecnica Risolutrice”

Applicare tecniche in modo indiscriminato, asettico e meccanico come fossero formule magiche (vedi EMDR, strategica, TCC, Mindfulness, mansionale…) è rassicurante per il professionista.

La psicoterapia può essere frustrante e disorientante. Oltre al fatto che gran parte delle condizioni di disagio non ha una eziologia chiara, la cura del paziente dipende da tante, troppe variabili e di queste noi terapeuti possiamo controllarne davvero poche. Questo spaventa. La sensazione di non essere efficaci spaventa. Avere un Genitore Normativo che mi dice esattamente cosa devo fare e come devo farlo ci tranquillizza e ci alleggerisce dal peso della responsabilità.

(Per questo la diffusione del mentoring perpetuo degli psicoterapeuti con i supervisori, ma anche questa è un’altra storia)

E sia chiaro: non sono i protocolli EMDR, strategici, cognitivo-comportamentali ad essere “meccanici”. È il modo in cui vengono utilizzati (o rifiutati).

Il caso della EMDR è emblematico: un intervento che prevede 8 fasi e che ha dovuto la propria fama all’efficacia scientificamente provata, adottato trasversalmente da psicanalisti, da postrazionalisti, sistemici, bionergetici, analisti transazionali, cognitivo-comportamentali…
Colleghe e colleghi acquistano gadget e invocano nei forum un protocollo per ogni situazione, dall’acufene al disturbo dipendente, dall’endometriosi allo spettro autistico. Protocolli che peraltro nella maggior parte dei casi non hanno alcuna prova di efficacia. Ed ecco che, nel cuore dell’ipertecnicismo sboccia l’empirismo improvvisato basato sul principio di autorità o sull’effetto alone.

La tentazione dell’Incontro tra due Anime

Definire la psicoterapia “è un incontro tra due anime” è seducente. Ma è anche sbagliato. O meglio, è vero nella misura in cui la definizione di banana è “oggetto solido”.

Ogni dialogo (cit Martin Buber) è un incontro di “un Io e un Tu”; ma non è psicoterapia. Ogni transazione (cit Eric Berne) è uno scambio tra stati dell’io; ma non è psicoterapia.

Una prostituta con cui fai sesso, un amico con cui ridi, una mamma che dialoga con il figlio, un barista che chiacchiera con l’avventore (cit Arnold Lazarus), sono tutti “incontri tra due anime”. Ma non sono psicoterapia.

E non perché non siano utili, potenti, vivificanti e trasformativi. Ma perché non hanno chiaro il funzionamento, lo scopo, l’intenzionalità e la metodologia.

Prenditi cura delle tue paure

Come abbiamo visto, ci sono psicologi sono spaventati dalla psicologia ridotta a chiromanzia, esoterismo, frasette da guru, incensi, cristalloterapie e consigli della nonna, per cui si blindano nello scientismo. Al contrario, altri sono spaventati dalla psicologia ridotta a statistiche, grafici, prescrizioni, biologicismo, PET e anaffettività, per cui si corazzano nello spiritualismo.

Spesso si tratta di guerre contro nemici immaginari, in cui prevale la spinta compulsiva a difendere la psicologia dai Malvagi Cognitivisti o dai Frikketoni Gestaltisti, dagli Alessitimici Comportamentisti o dai Fuffologi Psicodinamici e da altre centinaia di figure mitologiche che popolano il sottobosco della psicologia.

Gli estremismi spaventano. La fumosità e la disumanizzazione fanno paura. È normale. Non c’è bisogno di guerre, però. Per difenderci dagli estremismi puntiamo a diventare più flessibili e integrati.


Dr Christian Giordano

Psicologo Psicoterapeuta, mi occupo principalmente di terapia di Coppia e terapia Sessuale. Esperto in psicodiagnosi e grafologia. Appassionato di saggistica, neuroscienze e letteratura, in particolare filosofia, narrativa, fantascienza e fantasy. Linux user. → Scrivimi per info e consulenze private in studio e via Skype.